Fiat continua il ribasso, attesa per la strategia di Marchionne

Continua la discesa del titolo Fiat: Morgan Stanley modifica il precedente 19 portandolo a 17, mentre viene confermata la raccomandazione underweight. Il rapporto prezzi/vendite rispetto ad ottobre è sceso dal 60% al 41%. A Piazza Affari il titolo perde il 2,0% a 14,12 euro.

Complice del calo il settore auto europeo che perde lo 0,64%. Il titolo del gruppo torinese è arrivato fino ad un minimo di 13,98, per poi registrare un recupero a 14,15. La banca d’affari statunitense non è intervenuta solo sulla Fiat ma ha infatti ridotto le stime su tutto il comparto a causa della crescente incertezza economica e dei dati poco brillanti sulle vendite.

Aumentano quindi i timori al Lingotto vista la mancanza di fondi per rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese e la sospensione temporanea di quello di Pomigliano. In pericolo quindi la produzione di auto in Italia mentre quella all’estero, soprattutto in Polonia dovrebbe garantire in futuro maggiori risparmi.


Negli ultimi tre mesi l’indice del settore auto ha perso il 29%, ma Fiat è riuscita a registrare un andamento anche peggiore, lasciando sul terreno il 33%. Dopo l’incremento dell’ultimo anno dovuto al successo dei nuovi modelli, a spaventare è principalmente la riduzione degli spazi di crescita della quota di mercato del settore auto ed il conseguente rischio di riduzione degli utili.

I timori al momento possono sembrare eccessivi ma decisivi saranno i prossimi mesi: il 31 marzo è prevista l’assemblea degli azionisti e Marchionne dovrà avere pronta una strategia per invertire la tendenza. Il primo punto che il gruppo di Marchionne dovrà affrontare sarà sicuramente Termini Imerese. Lo stabilimento alle porte di Palermo è sotto la lente già da tempo, ma Fiat ha assicurato di voler continuare la produzione e di voler spostare lì la realizzazione della nuova Lancia Y nel 2009. Ma il piano di rilancio dell’area, che prevedeva 150 milioni di fondi pubblici, è fermo alla Regione, a causa delle dimissioni di Salvatore Cuffaro.

Altro discorso per il secondo stabilimento Fiat italiano ad attirare l’attenzione: Pomigliano, fermo per la ristrutturazione delle linee e nell’indecisione di quale prodotto possa arrivare dopo il trasloco della 147 a Cassino. Secondo l’azienda le scarse vendite in Europa, Italia esclusa, sono in parte imputabili alla scarsa produttività di questo stabilimento vicino a Napoli, -47% rispetto alla media degli altri impianti, e la scarsa qualità dei prodotti che vi vengono realizzati. Marchionne ha sempre assicurato di non avere intenzione di chiudere gli stabilimenti italiani, ma di volerne ridurre la produzione e già nel piano 2005-2008 era in programma un taglio di 600 auto al giorno.

Non va dimenticato però che Fiat controlla anche l’americana CNH, grazie alla quale può beneficiare del trend positivo dei macchinari per l’agricoltura, traninato a sua volta dall’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli. Dati positivi anche per quanto riguarda le vendite dei veicoli commerciali, +17%.

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