Primo semestre 2012 Campari

 Campari ha chiuso il primo semestre dell’anno con utili in miglioramento del 3,5 per cento a 77,9 milioni di euro. Risultati, quelli del noto gruppo, che hanno rispecchiato le attese del mercato, e che hanno generato consueto ottimismo da parte del chief executive officer Bob KunzeConcewitz, che rilancia la propria fiducia sul secondo semestre dell’esercizio, periodo in cui rischi e opportunità si alterneranno, al fine di contraddistinguere in maniera univoca la seconda parte di un travagliato, ma positivo (almeno per Campari) 2012.

Oltre alla crescita degli utili, Campari ha chiuso il primo semestre con ricavi in incremento del 5 per cento a quota 618,3 milioni di euro. “Per il secondo semestre” – dichiara l’amministratore delegato – “non ci attendiamo alcun miglioramento dello scenario economico nei mercati più critici, le nostre previsioni rimangono orientate a un cauto ottimismo in un contesto bilanciato in termini di rischi e opportunità”.

Il ceo di Campari ritiene inoltre che “le performance in Italia e Sud America possano essere compensate dal buon andamento delle regioni più dinamiche, quali il Nord America e l’Asia-Pacifico, unitamente a un ritorno a normali condizioni di trading in Russia e a una lenta ma graduale risoluzione della disputa commerciale in Germania”.

Il conto economico di periodo di Campari (tra le azioni da acquistare per difendersi dal contagio, e anche tra le azioni da comprare ad agosto 2012) evidenzia inoltre un Ebitda pari a 162,9 milioni di euro, in incremento del 5,7 per cento, e un Ebit a 147,4 milioni di euro, in incremento del 6 per cento. Il debito è tuttavia leggermente salito rispetto alla fine del 2011, passando da quota 636,6 milioni di euro a quota 655,7 milioni di euro.

Per quanto concerne il fatturato, le vendite americane, pari a oltre un terzo del totale, sono cresciute del 9,6 per cento. Un altro terzo del fatturato è conseguito in Italia, dove i marchi Aperol, Campari e SKYY Vodka hanno trainato il solito appeal commerciale del portafoglio brand del gruppo, compensando le performance più deboli di GlenGrant, Cynar, Crodino.

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