Africa: è ora di investire nel continente nero?

Quando abbiamo parlato di mercati emergenti abbiamo detto che oltre ai BRIC, esistono tutta una serie di paesi, e mercati, in via di sviluppo, con buone potenzialità di crescita su cui è possibile investire giocando d’anticipo. E questi paesi non si trovano solo ad oriente, nel continente asiatico, o in quello sudamericano, bensì anche in Africa.

Il continente nero dopo secoli di sfruttamento e sottomissione sta forse cominciando ad alzare la testa? Il contesto geopolitico non è ancora ideale e la carenza di un quadro normativo in grado di proteggere gli investimenti ne fanno una realtà ancora tutta in divenire. Da non trascurare però la ricchezza di risorse naturali che caratterizza questo continente: il 30% dell’oro mondiale proviene da qui, così come almeno il 50% dei diamanti, per non parlare del platino.

E che dire del petrolio? L’oro nero africano appare spesso sottovalutato o sottostimato, come se il suo valore fosse inferiore a quello proveniente dal Medio Oriente. Ma non dimentichiamoci che la Nigeria è il sesto esportatore mondiale e riserve non quantificate perchè ancora da esplorare interamente sono presenti nel Golfo della Guinea, nell’area saheliana e nel Sudan.


Il Pil del continente africano nel 2007 è cresciuto del 5,5% e le aspettive per il 2008 sono di ulteriore rialzo. Il dato più interessante è che non sono solo i paesi esportatori di petrolio ad avere un’economia in crescita: i paesi che non lo sono hanno comunque registrato un balzo avanti dl 4%.

Questo giustifica l’attenzione di alcune grosse banche d’affari, come Goldman Sachs e Citigroup. La prima ha reso nota l’intenzione di coprire interamente il continente, spinta dai dati sugli investimenti diretti stranieri: nel 2005 sono stati 10 miliardi, contro i 3 di dieci anni prima, un trend decisamente più che incoraggiante, che sarà spinto ancora di più dalla congiuntura internazionale.

La copertura di Citigroup invece per il momento si limita al solo stato nigeriano: la produzione petrolifera dovrebbe essere in aumento quest’anno, nonostante la situazione politica non accenni a migliorare ed i ribelli del Mend non appaiano intenzionati a desistere, e Citigroup prevede una crescita del Pil.

Anche la situazione dei mercati azionari rappresenta una piacevole sorpresa: nel 1989 erano solo 5 le piazze finanziarie, oggi sono invece 16, per 90 miliardi di dollari di capitalizzazione. E nessuna di queste è stata colpita dalla crisi dei mutui subprime. I volumi di scambio, la liquidità ed il numero delle società quotate rappresentano il principale segno della loro “giovinezza”, ma una sempre maggiore attenzione internazionale a questi listini cambierà presto la situazione.

E’ davvero ora di cominciare ad investire nel continente nero? A voi la risposta.

6 commenti su “Africa: è ora di investire nel continente nero?”

  1. le condizioni in Africa migliorerranno fra una cinquantina d’anni, forse. Alle potenze mondiali conviene troppo sfruttare questo territorio, l’Africa al massimo diventerà una colonia dell’Occidente, ma secondo me difficilmente sarà messa in condizioni di poter crescere autonomamente. Per ora. Poi non si sa, siamo tutti nelle mani di DIo.

  2. l’ africa e stata sfruttata per tanto tempo e noi paesi di tutto il mondo dovremmo impegnarci per aiutarla a sviluppasi e per questo credo che tra qualche anno l’ africa si riprendera

Lascia un commento