Barclays taglia bonus del 25%

 Barclays, uno dei principali istituti di credito del mondo, ha dichiarato di aver conseguito utili in calo del 16% e di esser di fatto costretta a ridurre i bonus di un quarto. I dettagli del conto economico diramato agli stakeholders dalla banca britannica, infatti, evidenziano profitti in diminuzione di 16 punti percentuali a 3 miliardi di sterline, ben sotto le attese dei principali osservatori di mercato, che non attendevano una flessione così significativa degli utili. 

Il risultato così conseguito nel 2011 da parte della banca sembra essere penalizzato principalmente dalla cattiva performance dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio da parte della divisione dell’investment banking, che nel periodo ha conseguito un calo dei profitti di 19 punti percentuali a 1,8 miliardi di sterline, a causa delle difficoltà del vecchio Continente e del deterioramento della solidità dei debiti sovrani di alcuni Paesi membri dell’UE.

La Borsa di Tokyo apre la settimana in maniera positiva

 Il risveglio finanziario di inizio settimana è impreziosito dal rialzo generale delle borse del continente asiatico: il rally di sette giorni non era dunque un caso e in questo frangente occorre sottolineare senza dubbio l’aumento da parte dell’indice Msci Pacific di ben 0,6 punti percentuali, grazie soprattutto all’ottimismo diffuso dagli ultimi dati americani sul mercato del lavoro. Intanto, il grande rafforzamento dello yen non ha impedito ai listini di dar vita a sessioni molto importanti. Le contrattazioni di maggior rilievo sono quelle del Tokyo Stock Exchange, la borsa nipponica in cui il principale riferimento azionario, l’indice Nikkei, è riuscito a guadagnare un punto percentuale, attestandosi a quota 8.925 punti complessivi.

Dove comprare azioni Facebook

 Dopo mesi di voci e indiscrezioni, Facebook ha finalmente rotto gli indugi, presentando la domanda di offerta pubblica iniziale alla Sec americana (l’equivalente della nostra Consob) e predisponendo un’operazione che dovrebbe consentire al social network si poter approdare sulla piazza azionaria statunitense entro pochi mesi. 

La decisione della società guidata da Mark Zuckerberg rischia di costituire la punta dell’iceberg borsistico del 2012: per dimensioni e per importanza, infatti, l’IPO di Facebook monopolizzerà l’attenzione nelle settimane a venire, fino alla data di sbarco in Borsa. Ma come partecipare a questa nuova era del social network? Come investire in Facebook, pur rimanendo in Italia? Come investire in azioni estere attraverso i vari intermediari a disposizione per tutti gli investitori nazionali?

Previsioni Natural Gas 2012

 Gli investimenti in Gas Naturale sono sempre sembrati buoni agli occhi dei piccoli risparmiatori, ma questo non è più vero almeno dal 2009. Ma proviamo ad analizzare la situazione di lungo periodo; il grafico mensile in allegato mostra l’andamento del future rettificato del Natural Gas fin dal 1990 ed è facile intuire come le convinzioni legate a semplici analisi non trovano quasi mai riscontro nel mondo della finanza.

Anche se il Natural Gas è sempre usato e negli ultimi anni ci sono stati rialzi e ribassi (anche se in minor numero) l’andamento che vediamo non rispecchia assolutamente le credenze comuni sui consumi effettivi di Gas; dal 1990 al 2000 circa il prezzo è stato praticamente costante (sul future rettificato si aggira tra 6.15 e 8.30) ed anzi se vogliamo considerare un minimo di inflazione il prezzo si è anche abbassato in questo arco temporale.

Investire nel Natural Gas 2012

Goldman Sachs di fronte al crollo degli utili

 Goldman Sachs ha dovuto fare i conti con un brusco calo degli utili; uno scenario che ha penalizzato i conti societari, ma i cui pregiudizi sono comunque stati limitati da una tenuta migliore del previsto, grazie a un contenimento dei costi. Cerchiamo pertanto di capire quale è stato il recente passato della banca newyorkese, e quale sarà lo sviluppo a breve termine dei giri d’affari dell’istituto di credito statunitense. 

Per quanto concerne i dati consolidati, nel quarto trimestre dello scorso anno gli utili della banca sono calati di 58 punti percentuali a quota 1,01 miliardi di dollari, con utile per azione pari a 1,84 dollari per azione, contro i 3,79 dollari per azione conseguiti nello stesso periodo dello scorso anno, al di sopra delle stime dei principali osservatori internazionali, che auspicavano previsioni pari a 1,23 dollari per azione.

Spread sotto i 480 punti grazie al Pil cinese

 Buona parte delle borse asiatiche dopo la pubblicazione di un positivo dato macroeconomico da parte della Cina, che conferma come il suo prodotto interno lordo sia cresciuto nel quarto trimestre oltre le previsioni dei macroeconomisti. La crescita economica del Paese si sarebbe infatti caratterizzata per un ritmo pari a 8,9 punti percentuali contro gli attesi 8,7 punti percentuali, pur in lieve rallentamento (- 0,2%) rispetto ai 9,1 punti percentuali del trimestre precedente. 

Complessivamente, il 2011 cinese si è contraddistinto per una crescita del Pil pari al 9,2%, contro il 10,4% del 2010. Dati in flessione rispetto alle basi di confronto, ma pur sempre denotanti l’ottima spinta della locomotiva del Paese asiatico che – nonostante la crisi del mondo “occidentale” – sembra non perdere terreno rispetto alla linea guida tracciata per garantirgli il raggiungimento, nel medio lungo periodo, del ruolo di leadership mondiale.

Brusco calo degli utili per JP Morgan

 JP Morgan Chase, la principale banca statunitense per attività, ha chiuso il quarto trimestre del 2011 con un profondo calo degli utili netti, assestati a quota 3,73 miliardi di dollari (equivalenti a 90 centesimi per azione) contro i precedenti 4,83 miliardi di dollari conseguiti nello stesso periodo di un anno fa: una contrazione della redditività che era stata ampiamente attesa dagli osservatori finanziari locali e internazionali, ma che ha comunque creato ben più di qualche malumore tra gli stakeholders della corporate americana. 

Per quanto riguarda il business della società, la compagine ha affermato che il giro d’affari nel quarto trimestre 2011 è rimasto pressochè stabile, intorno ai 22,3 miliardi di dollari. Risultati che non hanno soddisfatto – come abbiamo già osservato – i principali stakeholders (primi tra tutti, i più importanti azionisti dell’azienda) e che hanno sostanzialmente costretto il chief executive officer James Dimon a sbilanciarsi in un commento a caldo, con il manager che ha affermato come i risultati siano stati “abbastanza deludenti”.

Nyse Euronext e Deutsche Boerse credono ancora nella fusione

 Il Nyse Euronext e Deutsche Boerse sono intenzionati a imprimere le pressioni finali ai negoziati relativi alla loro pianificata fusione: l’obiettivo principale, a questo punto, è quello di sopravanzare l’opposizione che viene rappresentata dai regolamenti attualmente in vigore. In effetti, l’Antitrust dell’Unione Europea ha raccomandato di bloccare l’accordo, in quanto si andrebbe a configurare un vero e proprio monopolio, con tutte le conseguenze negative del caso. Le due piazze finanziarie si stanno però concentrando sul meeting del prossimo 1° febbraio, quando i ventisette commissari comunitari si incontreranno proprio per stabilire una decisione finale a tal proposito.

Le ipo di Hong Kong sono diventate meno proficue

 Il mercato di Hong Kong sta cominciando a divenire meno appetibile e proficuo per le banche di investimento internazionali: la constatazione può essere fatta alla luce del vero e proprio record di sottoscrittori che stanno gareggiando per quel che concerne le tariffe delle offerte pubbliche iniziali. Le ipo in questione, infatti, dopo essere aumentate a una media del 5,3% bel corso di quest’anno (la percentuale della precedente decade era pari al 3,1%), sono poi state caratterizzate da un rallentamento delle vendite complessive, le quali si sono ridotte fino a un terzo di quelle della Cina e della città di New York.

La Borsa di Shanghai apre alle vendite delle società straniere

 Lo Shanghai Stock Exchange, una delle principali borse di tutta la Cina, si è detto pronto a consentire agli emittenti stranieri di vendere titoli azionari: viene così aperta la strada a tutte quelle compagnie, come possono esserlo Hsbc Holdings e Coca Cola Company, che hanno intenzione di quotarsi nel secondo maggior mercato azionario a livello internazionale. Tale tipo di trading rappresenterà un cambiamento davvero epocale per l’azionario cinese, un qualcosa che non si verificava da almeno cinque anni e che consentirà alla città asiatica di guidare la finanza nazionale a partire dal 2020. La novità riguarda una platea davvero sconfinata di investitori individuali, i quali fino ad oggi sono sempre stati costretti a sopportare i controlli sul capitale esercitati dalla stessa Cina.

Borse di Tokyo e Osaka, la fusione è più vicina

 Tokyo e Osaka sono due delle principali città del Giappone: i loro destini saranno ora ancora più accomunati da questioni di tipo finanziario, visto che le due rispettive borse valori, vale a dire il Tokyo Stock Exchange Group Incorporated e l’Osaka Securities Exchange Company, hanno avviato i negoziati finali che dovrebbero dar vita a un nuovo operatore unico, un vero e proprio colosso della finanza nipponica. L’unione fa la forza verrebbe da dire e in effetti la piazza finanziaria della capitale asiatica rappresenta il terzo mercato al mondo per quel che concerne lo scambio di titoli azionari; nel dettaglio, sarà proprio quest’ultimo a offrire un acquisto compreso tra il 50 e il 66% della stessa Osaka, come riportato dal giornale giapponese Nikkei.

Borsa di Tokyo, apertura in rialzo dopo i colloqui europei

 Le ventate europee giunte da Bruxelles hanno soffiato fino alle latitudini giapponesi: l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha infatti avviato le contrattazioni odierne con un buon rialzo, dopo che lo stesso mercato nipponico è stato incoraggiato dai passi positivi che i leader comunitari intendono adottare per fronteggiare la crisi del debito. Nel dettaglio, c’è da sottolineare come l’indice asiatico in questione abbia guadagnato 1,38 punti percentuali, ricavando un ammontare molto vicino ai duecento punti complessivi (119,92 per la precisione) e attestandosi a quota 8.798,81. Lo stesso discorso deve essere fatto per l’altro riferimento azionario, vale a dire il Topix, il quale ha cominciato le sedute di oggi con un incoraggiante +0,95%.

Borsa di Tokyo, Sumitomo Metal perde terreno

 Comincia un nuovo lunedì e con esso riprendono anche le contrattazioni borsistiche, in primis quelle del Tokyo Stock Exchange: una delle performance su cui si stanno concentrando le maggiori attenzioni è quella di Sumitomo Metal Industries Limited, terza compagnia di tutto il Giappone per quel che riguarda la produzione di acciaio, la quale è scesa fino al livello più basso delle ultime tre settimane. Che cosa è successo in particolare per “meritare” un simile declino? Il colosso nipponico è stato costretto a far fronte a spese piuttosto ingenti, quasi ottanta miliardi di yen (un miliardo di dollari), una operazione necessaria per annotare il valore dei propri investimenti in Borsa. Entrando maggiormente nel dettaglio numerico, c’è da dire che questa stessa azienda ha ceduto ben 3,7 punti percentuali nel corso dell’apertura odierna giapponese, attestandosi a quota 156 yen, un valore che non veniva raggiunto dal 12 settembre scorso.

Tokyo Stock Exchange, apertura in leggero ribasso

 L’apertura di oggi del Tokyo Stock Exchange, la borsa giapponese, non può definirsi positiva, anzi le contrattazioni si sono caratterizzate per un ribasso di 1,02 punti percentuali: a farla da padrona, per il momento, ci hanno pensato i titoli azionari americani, il cui declino non poteva che ingigantire i timori in merito alla tenuta economica globale, senza dimenticare la confusione che contraddistingue l’eurozona con i suoi pericolosi debiti sovrani. Entrando maggiormente nel dettaglio statistico, c’è da dire che l’indice di mercato Nikkei 225 ha avviato la seduta con una perdita di oltre ottantotto punti, attestandosi a quota 8.527,64.