La crisi dei fondi

Continua la crisi dei fondi italiani: secondo Assogestioni, l’associazione del risparmio gestito, il sistema fondi è in rosso anche per il mese di marzo. I deflussi infatti saranno di 10,3 miliardi di euro. Restano in positivo le sottoscrizioni per i fondi Liquidità, per il valore di 435 milioni di euro.

Segno meno per la raccolta di fondi hedge, in negativo per 190 milioni, una novità visto che fino a poco fa sembrano aver resistito bene alla crisi del settore. Il patrimonio resta comunque oltre i 36,3 miliardi. I più colpiti dai riscatti restano comunque i fondi obbligazionari con 4,6 miliardi di euro, anche se continuano a rappresentare più del 40% del patrimonio totale.

I deflussi dei fondi bilanciati e flessibili sono pari a 1 e 1,7 miliardi, rispettivamente, mentre per i prodotti azionari le perdite ammontano a 3,3 miliardi di euro.

Sesto anno consecutivo di utile per Poste Italiane

Presentato ieri dall’AD Massimo Sarmi, il Bilancio Consolidato 2007 di Poste Italiane e il progetto di Bilancio della società Capogruppo per il 2007. Nel 2007 l’utile netto consolidato si attesta a 844 milioni (+25% rispetto all’anno precedente), il Risultato operativo sale a 1,8 miliardi di euro (+19%) e la Redditività si conferma la più elevata tra gli operatori postali europei, fissandosi a 15,5%. Il 2007 si conferma così il sesto esercizio positivo del gruppo guidato da Massimo Sarmi.

Il Gruppo Poste Italiane, oltre a garantire il servizio universale postale, è in grado di offrire prodotti e servizi integrati di comunicazione, logistici e finanziari su tutto il territorio nazionale. Ottime le performance del settore Bancoposta: nel 2007 Poste Italiane si conferma leader nel mercato delle carte prepagate con ben 3,5 milioni di PostePay assorbite dalla clientela (5,9 milioni sono invece le carte di debito vendute) e 5,2 milioni sono i conti correnti. Complessivamente il settore finanziario ha portato a Poste Italiane ricavi per 4,5 miliardi (+2,7% rispetto al 2006). Anche per i servizi BancoPosta e Postepay il risultato è positivo. BancoPosta ha attivi 5,2 milioni di conti correnti; 5,9 milioni di carte di debito e 3,5milioni di carte prepagate Postepay. I ricavi dei servizi finanziari di gruppo, nel 2007 si attestano a 4,5 miliardi di euro, in crescita di 117 milioni di euro rispetto al 2006 (+2,7%).

Investire in Brasile: buona performance al Bovespa per i titoli bancari e siderurgici

In queste ultime settimane, grazie allo sviluppo economico che si è riflettuto anche sulle performance della borsa, il Brasile ha sorpassato la Cina come più grande mercato secondo il MSCI (Morgan Stanley Country Index), raggiungendo una capitalizzazione di mercato di 509,10 miliardi di dollari (14,95% dell’indice) contro i 481,80 miliardi (14,15%) della Cina. Va detto però che il MSCI Index misura solo il capitale “disponibile agli investitori” delle società quotate in borsa, infatti se si calcola la capitalizzazione complessiva delle società quotate la Cina è ancora nettamente davanti (tra Shanghai e Shenzen il valore complessivo delle società quotate era a gennaio di oltre 3.900 miliardi di dollari, mentre al Bovespa, la borsa di San Paolo, il valore complessivo è “solo” di 1.300 miliardi di dollari).

Cgia di Mestre: solo la Lombardia presenta un saldo previdenziale positivo

Solo il 77,5% della spesa pensionistica nazionale è coperta dai contributi versati dai lavoratori e il divario tra il Nord e il Sud è notevole. E’ quanto emerge da una ricerca dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Inoltre in Italia solo la Lombardia presenta un saldo previdenziale positivo. Vale a dire che la quota di contributi versati dai lavoratori e’ superiore alle prestazioni pensionistiche erogate. Male la Liguria e tutte le Regioni del Sud. A Benevento ci sono piu’ pensioni che occupati. La Cgia di Mestre ha analizzato anche l’incidenza del numero di pensioni sugli occupati per ogni provincia: ci sono 2 province che presentano un numero di pensioni erogate superiore al numero di occupati che versano i contributi: Benevento (102,5 pensioni ogni 100 occupati) e Lecce (101,5 ogni 100 lavoratori). A Terni situazione di ”parita”’: il numero di pensioni e’ pari al numero di occupati. In basso la provincia di Bolzano che registra solo 50,6 pensioni erogate per ogni 100 occupati.

Finanza etica, profitto a tutti i costi?

I nostri principi ed i nostri valori influenzano indubbiamente ogni azione della nostra vita ed ogni scelta. Se abbiamo dei risparmi è vogliamo investirli la scelta del fondo o della società dovrebbero essere altrettanto coerenti con tali valori. Ma come è possibile mettere in atto una finanza etica, quando finanza da sempre è sinonimo di profitto a tutti i costi, reddito massimo come unico obiettivo? Il modo c’è da qualche tempo a questa parte e si chiama finanza etica in Italia, socially responsible investment negli Stati Uniti e ethical investment in Gran Bretagna.

La finanza etica non è “beneficienza”, anch’essa mira ad un profitto, con la differenza che esso non è la sola ragione che spinge ad investire. Purtroppo gli istituti finanziari e le società che operano nel campo degli investimenti hanno velocemente compreso che la finanza etica avrebbe potuto attirare capitali di risparmiatori altrimenti diffidenti rispetto alla classica finanza cosicchè abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di fondi di investimento con finalità “sociali” o semplicemente definiti etici, senza una reale motivazione.

Nella finanza etica è necessario essere ben consapevoli di “che fine fanno i miei soldi” quanto e forse anche di più di quando facciamo un normale investimento. Cerchiamo di capire quindi quando un investimento può essere realmente etico.

Allianz-Ras: 2007 positivo, possibili incrementi dei dividendi

RAS fu fondata nel 1838, controllata dall’Adriatico Banco di Assicurazioni, una compagnia fondata nel 1826 a Trieste. La sede è stata poi spostata da Trieste a Milano alla fine della prima metà del ‘900. Negli anni ottanta Allianz entrò nel capitale di RAS fino a controllarne il 55% nel 2005. Ad ottobre 2005 la società tedesca ha lanciato un’OPA sul rimanente 45% e alla conclusione dell’operazione si è giunti alla fusione tra Allianz AG e RAS Holding dalla quale è nata Allianz SE. Il marchio RAS è stato così sostituito dal marchio Allianz RAS . Allianz S.p.A quindi nasce dell’aggregazione in un unico soggetto delle tre storiche compagnie RAS, Lloyd Adriatico e Allianz Subalpina.

L’esercizio fiscale 2007, presentato in un comunicato Allianz di pochi giorni fa, è stato un anno positivo per il Gruppo Allianz. Il Gruppo ha incrementato i ricavi, il risultato operativo e l’utile netto rispetto all’esercizio precedente, nonostante il difficile contesto che ha caratterizzato i mercati finanziari nella seconda metà del 2007. L’utile operativo è balzato a 10,9 miliardi di euro con un incremento del 9%, contro i 10 miliardi di euro nel 2006.

Il risparmio gestito on line non decolla

E’ cresciuta nel 2007 l’offerta di fondi on line ma a tale incremento non è corrisposto l’aumento del numero di clienti che ne usufruisce. Dal 2006 ad oggi, nonostante siano aumentati sia i fondi disponibili che il numero delle Società di Gestione, i clienti del banking on line sono rimasti quelli del 2006: meno del 10% dei clienti di banche on line sfrutta la possibilità di consultare i propri fondi.

Sono quattro gli istituti bancari che offrono questo tipo di servizi con una diverisificata gamma di prodotti multimarca: Fineco, Iwbank, Banca Sella e Webank. Tutte e quattro hanno aumentato considerevolemnte il numero di fondi offerti nell’ultimo anno, soprattutto le prime due. Fineco è passata da 1000 a 2400 (+140%), Iwbank da 1400 a 2000 (+35%), mentre le altre due hanno una gamma di prodotti molto inferiore come quantità.

Come abbiamo detto però il numero di coloro che utilizzano i servizi on line per il risparmio gestito rimane sui 400 mila. Questo è quanto emerso dalla ricerca trimestrale Digital Finance, in cui si analizzano anche le possibili motivazioni. Una di queste sarebbe legata alla poca trasparenza. I player che non offrono multimarca sono decisamente “indietro” su questo versante, con siti carenti di informazioni, al contrario dei quattro player multimarca , i cui siti web rispondono abbondamente a questa esigenza.

Tfr: fondi chiusi, aperti o PiP?

Per chi ancora non avesse ben chiaro cos’è il TFR e che cosa è cambiato con l’ultima riforma: il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, quella che comunemente viene chiamata liquidazione. Da qualche tempo a questa parte è possibile decidere come usare il TFR. la prima opzione è ovviamente quella di lasciarlo all’azienda, come previsto nella vecchia normativa. In alternativa è possibile destinare il TFR a dei fondi complementari cosicchè la liquidazione potrà andare ad integrare la pensione pubblica.

La terza opzione è invece offerta da banche ed assicurazioni. Quasi tutte le banche offrono fondi di pensione e fondi di investimento del gruppo a cui appartiene la banca. Quando uno va alla propria banca e chiede un consiglio su come destinare il proprio TFR è molto probabile che la banca consigli come soluzione il fondo del suo gruppo con evidente conflitto di interesse.

Stesso discorso vale per le assicurazioni, che possono proporvi dei PIP (piani individuali pensionistici) ma la scelta deve essere ovviamente valutata con attenzione. Le offerte che banche ed assicurazioni sono molte e variegate e non è facile orientarsi tra le diverse proposte.

Industria del risparmio gestito: gli italiani scelgono hedge, fondi flessibili e fondi di liquidità

Secondo quanto rivelato da Assogestioni, la raccolta fondi del 2007 si è chiusa in rosso. Sono stati registrati deflussi complessivi per 24 miliardi di euro solo nell’ultimo trimestre, portando così a -52,4 miliardi il conto totale dell’anno. Il patrimonio dei fondi totale quindi risulta in calo del 5,8% rispetto al 2006 e si ferma a 618,3 miliardi di euro.

Il segno “più” però resta, almeno per quanto riguarda tre categorie: i fondi flessibili, i fondi hedge ed i fondi di liquidità.

Dei fondi hedge ma abbiamo già parlato spesso, ma vediamo cosa sono i fondi flessibili ed i fondi di liquidità, che tanto successo stanno riscuotendo. I fondi flessibili sono difficili da inquadrare in una categoria; lasciano ampio spazio di gestione all’investitore che può investire in azioni e subito dopo in obbligazioni. Questo tipo di fondi però non sono nè azionari, nè obbligazionari, nè bilanciati e non è possibile individuarne il parametro di rischio.

Fondi comuni di investimento: crisi nel Belpaese, riunioni a Bankitalia

I Fondi comuni di investimento sono dei patrimoni gestiti da apposite società (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR) che appunto gestiscono (investendolo in strumenti finanziari) un patrimonio autonomo, quindi separato da quello della società di gestione del risparmio (SGR), da quello dei singoli partecipanti e da qualsiasi altro patrimonio gestito dalla stessa SGR, diviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti. Tali fondi possono essere: aperti e chiusi. Quando il fondo è aperto il risparmiatore può a ogni data sottoscrivere ulteriori quote del fondo o richiedere il rimborso parziale o totale di quelle già sottoscritte. Invece l’ammontare del fondo chiuso è predeterminato ed il termine massimo di sottoscrizione è stabilito in un anno, la durata dello stesso deve essere predefinita (massimo 30 anni) e le quote non possono essere riscattate prima della scadenza.

Cosa significa tutto questo? Significa che Pinco e Pallino, avendo a disposizione una certa quantità di denaro, decidono di investire per far lievitare quanto già posseggono, ma siccome non hanno molta dimestichezza con i mercati finanziari, si affidano a dei professionisti, che effettueranno per loro conto, un’ottima gestione. Almeno si spera. Perché magari mentre Pinco ha avuto il suo bel gruzzoletto in eredità da una vecchia zia d’oltreoceano sbucata e deceduta all’improvviso, Pallino i suoi soldi se li è sudati tutta una vita ed essi sono il frutto di anni e anni di lavoro. Entrambi comunque, aldilà di quale sia stata la fonte del loro denaro, hanno il sacrosanto diritto di essere tutelati. Quali sono quindi le garanzie per i due amici? Innanzitutto la SGR ha obblighi di corretta gestione, di informazione e rendiconto verso i sottoscrittori, i nostri amici quindi saranno costantemente informati dell’evoluzione dell’investimento. Inoltre sui soggetti abilitati alla gestione vigilano: la Banca d’Italia, in merito al contenimento del rischio e alla stabilità patrimoniale della società di gestione e la Consob che assicura la trasparenza e correttezza dei comportamenti e dei mercati e la tutela degli investitori.

Fondi reali sovrani, opportunità o rischio?

L’ultima della lista ad aver fatto ricorso ai fondi sovrani per coprire le perdite e rimpinguare le casse è Credit Suisse, ma prima di lei Merril Lynch, Citigroup, Morgan Stanley e Ubs. Ma cosa sono questi fondi reali sovrani? E la loro improvvisa crescita è una buona opportunità o un pericolo?

I fondi reali sovrani (o sovereign wealth funds) sono in pratica un nome diverso per chiamare qualcosa che esiste da sempre; sono le risorse di un governo o di uno stato sotto forma di altre valute, diverse dalla propria. Tutti gli stati hanno riserve di questo tipo, generalmente in dollari, euro o yen. Quando uno stato accumula più risorse di quante ne servano nell’immediato può creare un fondo sovrano, proprio per gestire quelle risorse “extra”.

Attulamente i fondi sovrani sono stimati raggiungere i 2-3 trilioni di dollari, ma basandosi sul trend attuale, essi potrebbero raggiungere i 10 trilioni nel 2012.

Crisi fondi comuni: a gennaio solo 19 miliardi

Una raccolta negativa per 19 miliardi in un solo mese è il risultato peggiore registrato storicamente dall’industria dei fondi comuni. Anche il patrimonio ha segnato il passo, scendendo a 538 miliardi e registrando un decremento del 5,5% rispetto a dicembre 2007. Cosa può aver contribuito a questa situazione negativa? A gelare la raccolta di gennaio ha sicuramente contribuito il pessimo andamento dei mercati finanziari, scesi in media del 15%. I costi spesso troppo elevati dei fondi obbligazionari, che con rendimenti mediamente al di sotto dell’inflazione non sono giustificati, spingono molti risparmiatori a cercare alternative. Inoltre le banche da mesi stanno dirottando i loro clienti verso prodotti (in primis le loro obbligazioni) che consentono agli sportelli di incassare commissioni di ingresso più ricche. Solo i fondi monetari, quelli usati per parcheggiare temporaneamente la liquidità, segnano un dato positivo (un modesto più 886,4 milioni di euro). Soffrono i fondi di diritto italiano (che perdono poco meno di 9 miliardi di euro), ma anche i “roundtrip” (i fondi creati all’estero da società italiane, con un saldo negativo fra raccolta e riscatti di 7,8 miliardi), e i fondi esteri (meno 2,7 miliardi). Se a questi dati si aggiungono i cali che hanno colpito le Borse nel mese di gennaio, si arriva a un patrimonio complessivo in calo dai 570,2 miliardi di dicembre agli attuali 538,6 miliardi.