Analisi Tecnica: introduzione alla gestione della posizione

 Siamo ormai prossimi al target dei 47,072 precedentemente indicato sul Crude Oil. In situazioni simili, ovvero quando il Mercato segue un trend definito e si trova in prossimità dei propri target che sono stati prefissati, è necessario “stringere” gli stop-profit almeno sul massimo dell’ultima candela o dell’ultimo swing, al fine di evitare rimbalzi violenti che potrebbero scaturire dalla vicinanza con il target-supporto.
La gestione di una posizione in essere è parte integrante e fondamentale di ogni strategia di trading: riprendiamo a tal proposito due regole auree definite da Mr. Gann:
innanzitutto, mai trasformare un profitto in una perdita: si intende con questa frase l’obbligo di spostare dinamicamente i punti di uscita (stop-loss e stop-profit) mentre le posizioni assunte passano in guadagno. I prezzi su cui posizionare gli stop, devono essere ragionati e consoni con l’attività del mercato, quindi derivanti da analisi tecniche di vario tipo (ad esempio secondo trend-line e livelli giusto per citarne due);

Il settore auto continua a soffrire. Fiat perde in borsa, ma le obbligazioni si fanno interessanti

 In periodi di rallentamento delle economie i settori ciclici sono quelli che soffrono di più ed il settore auto è uno di questi. Abbiamo visto che negli ultimi mesi i titoli delle più grandi società del settore hanno subito pesanti perdite e il crollo di cui ieri è stata protagonista Toyota indica che i problemi non sono finiti. Le stime di utili sono state riviste al ribasso da tutte le compagnie e oggi si è saputo della richiesta da parte di General Motors, Ford e Chrysler di 50 miliardi di dollari fatta al congresso americano. Il rischio, per le compagnie USA, è quello di non riuscire a superare il 2009. Il mercato a questo punto si domanda se sono in dirittura d’arrivo altre brutte notizie. Fiat si è trovata nell’occhio del ciclone e le domande che pesano sul titolo sono ancora molte: il mercato italiano continuerà a scendere? La crescita in Brasile è destinata a rallentare? Il debito del gruppo aumenterà ancora? etc… Il titolo adesso è poco sopra ai 6 euro, con il rischio di sprofondare in una nuova andata di vendite nel caso in cui le trimestrali di Ford e General Motors deludessero le aspettative.

Il caso Volkswagen in Borsa spiega molto bene l’assurda situazione creata dal mercato dei derivati

 Il caso del titolo Volkswagen, che in due sedute ha guadagnato il 220%, trascinando con se il listino di Francoforte fino al + 11,6% , e arrivando per pochi minuti ad essere la prima societa al mondo per capitalizzazione, è emblematico per dimostrare ancora una volta che gran parte dei movimenti recenti dei mercati azionari non è spiegabile solo con il peggioramento delle condizioni macro, ma anche e soprattutto con gli eccessi degli strumenti derivati. Volkswagen guadagna il 530% dall’inizio dell’anno senza alcuna motivazione apparente di tipo fondamentale. Secondo gli esperti a guidare la folle corsa del titolo degli ultimi giorni ci sono solo ragioni tecniche. Fatto scatenenate della bagarre intorno al titolo è stata l’annuncio dell’intenzione di Porsche a sorpresa di arrivare a controllare il 75% del capitale di Volkswagen. Ciò significa che al 42% già posseduto aggiungerà le azioni che derivano dall’esercizio di tutte le opzioni d’acquisto in circolazione (corrispondenti a un altro 31,5% del capitale), costringendo gli intermediari a chiedere la consegna delle azioni Volkswagen.

Con la crisi finanziaria la Germania vuole allargare la lista nera dei paradisi fiscali a Svizzera e Lussemburgo

 E’ da anni ormai che si discute a livello internazionale del ruolo e dell’esistenza dei cosidetti paradisi fiscali, cioè quei luoghi dove il regime fiscale viene considerato altamente favorevole ai possessori di ingenti capitali. Ma ora che la crisi finanziaria ha creato un enorme problema di liquidità la questione torna in primo piano sopratutto nel vecchio continente. In Europa, infatti, i paesi inseriti nella cosidetta lista nera dei paradisi fiscali ufficcialmente sono il Liechtenstein , Andora, Monaco, ma certo è che da sempre la Svizzera e il Lussemburgo, per le loro regole in materia bancaria sono guardati con sospetto dai grandi paesi europei, Germania in testa. Berlino, infatti, da sempre è maggiormente attenta al contrasto di queste forme di fiscalità agevolata, come ha dimostrato il recente scandalo della scoperta dell’esistenza di centinaia di conti correnti di tedeschi, celati dietro le fondazioni del Liechtenstein e parcheggiati in banche del principato e svizzere, scoperti dai servizi segreti tedeschi, grazie ad un atto di corruzione costato al contribuente quasi 5 milioni di euro, andati nelle tasche di un infedele funzionario della società fiduciaria Lgt, appartenente all’omonimo gruppo bancario, il cui proprietario altro non è che il principato stesso.

Aviva scommette sui prossimi rimbalzi tecnici dell’equity sopratutto in Giappone ed Usa

 L’orizzonte è ingombro di nuvoloni neri ma nella strategia Aviva Investors c’è spazio per approfittare di rimbalzi di breve nell’azionario giapponese e americano, sovrappesando lo yen e cautelandosi con l’esposizione a scadenze ravvicinate del reddito fisso. Ci aspettiamo un ‘global hard landing’ e siamo quindi corti sull’equity spiega in un’intervista Gabriele Miodini, responsabile per l’Italia di Aviva Investors “tranne che per un sovrappeso tattico del 10% sul Topix e del 20% sullo S&P 500”. Un’altra carta da giocare sta nell’approfittare delle valutazioni risicate di singoli titoli e settori come quello farmaceutico, oltre che delle emissioni cosiddette “high yield”. “Se sei bravo a selezionare questi bond hai rendimenti da equity e un profilo di rischio da bond”, sottolinea Miodini, ricordando che l’aumento dei tassi di fallimento e la divaricazione degli spread con i titoli di stato rappresentano attualmente un “entry point” attraente.

Per Goldaman Sachs è arrivato il momento di investire in Borsa

 Mentre le Borse continuano nel loro saliscendi settimanale, dimostrando che la crisi è ancora lungi dall’essere superata, c’è chi ormai scommette sulla ripresa dei cicli azionari. Si tratta per esempio degli analisti di Goldman Sachs, che scommettono, in un report, sul ritorno degli investimenti nel mercato azionario, visti gli attuali prezzi di Borsa. L’incertezza sulla durata e sulla gravità del rallentamento economico rende estremamente difficili le decisioni degli investitori, nonostante l’intervento concordato dei governi europei e di quello americano abbia ridotto i rischi del sistema finanziario. Ma un recupero della fiducia verso le Borse non si farà attendere troppo. Infatti, gli analisti di Goldman Sachs sono convinti che si assisterà ad una massiccia rivalutazione a partire dalla metà del 2009. 

Forex: nuovi target ribassisti di medio periodo per l’Eur/Usd

 Un altro strumento particolarmente studiato negli ultimi anni è sicuramente l’Euro/Dollaro (di seguito Eur/Usd). Dall’inizio del 2007 abbiamo assistito a massimi sempre crescenti fino a raggiungere il top assoluto in area 1,60.
La correzione iniziata da quell’area è in corso tutt’ora e sembra non essere ancora giunta a conclusione: di nuovo troviamo interessante citare una delle regole fondamentali di Mr. Gann, personaggio gia più volte nominato nei precedenti articoli. Egli dava infatti particolare importanza ai doppi, tripli, e quadrupli massimi/minimi. Osservando il grafico daily dell’Eur/Usd sotto proposto, notiamo che nell’anno corrente abbiamo assistito ad un evidentissimo doppio massimo in area 1,60: il primo realizzato il 22 Aprile 2008, il secondo invece in data 15 Luglio 2008. La mancata violazione di tale livello nel periodo postumo alla creazione del doppio massimo ha innescato il ribasso al quale stiamo assistendo. Il primo target naturale posto a 1,4244 è stato ampiamente raggiunto e violato al ribasso in meno di 2 mesi dalla formazione del secondo massimo assoluto. Il rally rialzista che ha avuto luogo in settembre è da considerarsi come rimbalzo tecnico necessario ad allentare l’ipervenduto segnalato dall’RSI.

La crisi ha fatto selezione nel mondo bancario, ora ci sono importanti opportunità d’acquisto secondo i gestori

 Le valutazioni degli istituti di credito lasciati in piedi dalla crisi finanziaria, soprattutto negli Stati Uniti, sono diventate molto attraenti e rappresentano un’opportunità di acquisto. Ne è convinto Paul Ehrlichman, presidente e direttore investimenti di Global Currents Investment Management che a inizio anno si dichiarava “significativamente” sottopesato sul settore finanziario.

Un rapido incremento della volatilità crea delle valutazioni mal prezzate che ci consentono di aumentare la nostra esposizione vicino al punto più basso del ciclo,

ha detto a Reuters Ehrlichman in una serie di risposte scritte.
La storia ci dice che le banche guidano il rialzo del mercato fuori dai rallentamenti legati al credito, tuttavia crediamo che il punto più basso di questo ciclo potrebbe durare più a lungo che in passato”.

Merrill Lynch: lo studio del grafico dall’inizio della crisi

 In un ottica d’investimento sul breve periodo, l’analisi tecnica è sicuramente la più utilizzata: è vero anche che più l’arco temporale d’investimento aumenta e più diventa importante includere anche l’analisi fondamentale sulle aziende nelle quali si impegnano capitali. Mentre dal punto di vista grafico possiamo individuare target e date di rilievo, con l’analisi fondamentale possiamo fare ipotesi sulla solidità di un’azienda, di un settore, di uno stato, oppure al contrario possiamo rilevare le debolezze strutturali che potrebbero portare a situazioni critiche.

Da quando la crisi ebbe inizio, per gli speculatori di breve periodo si sono create opportunità interessanti sui titoli bancari (dovute all’alta volatilità scaturita), al contrario per i cassettisti è stata una disfatta poiché si sono tenuti impegnati capitali anche notevoli a fronte di continue perdite e fallimenti da parte degli istituti, nella speranza di un intervento “dall’alto”.

Perdite della crisi finanziaria: meglio investire in oro o immobili?

 La crisi iniziata nel 2007 prosegue inesorabile, bruciando i risparmi di migliaia di famiglie. Sono stati piazzati dai promotori diversi prodotti finanziari “a basso rischio” che hanno finito per mandare in rovina persone di tutto il mondo. In mezzo alla tempesta dei Mercati alcuni pensano che la crisi sia finita e mantengono le posizioni in essere aspettando la ripresa.

Poi vi è chi non ha ancora perso tutto e tenta in qualsiasi modo di uscirne limitando le perdite: il primo pensiero che raggiunge le menti di chi si ritrova il conto corrente smagrito è quello di cercare immediatamente un altro settore o prodotto a cui affidare i propri averi sperando di recuperare le perdite subite.

Comunemente si tende a pensare ad investimenti cosiddetti “sicuri” come l’oro, o l’immobiliare. Ma sono veramente delle soluzioni? Una casa non perderà mai il proprio valore? Un lingotto d’oro ci garantisce tra qualche anno un prezzo di vendita migliore?

Per Warren Buffett non esiste crisi: 3 miliardi per General Electric mentre Berkshire Hathaway vola

 Per Warren Buffett non c’è crisi e le sue mosse delle ultime settimane fanno capire che è arrivato il momento di mettere mano al portafogli. La Berkshire Hathaway, la società di cui detiene una buona fetta del capitale, a giugno aveva 31,2 miliardi di dollari di liquidità nelle proprie casse, soldi in parte già investiti per approfittare degli ultimi ribassi dei mercati azionari. Di settimana in settimana infatti entrano nuove società nella lista di partecipazioni detenute da Berkshire Hathaway e il mercato sembra premiare l’attenta gestione degli investimenti promossa da Buffett. Niente titoli ad alto rischio, ma solo società dai solidi fondamentali. Ultime in ordine temporale Goldman Sachs e General Electric.
Ma andiamo con ordine. A marzo è stata acquistata Marmon Holdings per 4,5 miliardi di dollari; ad aprile Berkshire Hathaway ha fornito a Mars (quella degli snack) 6,5 miliardi di dollari per l’opa su Wm. Wrigley Jr (il primo produttore mondiale di gomme da masticare); a luglio invece è stato siglato un patto da 3 miliardi di dollari con Dow Chemical per l’acquisto di Rohm & Haas.

I dubbi che aleggiano sul collocamento di Saras mettono ancora più nervosismo alla borsa

 Fa veramente impressione leggere le ultime indiscrezioni uscite sulle indagini effettuate nei confronti dei fratelli Moratti, a proposito del collocamento in Borsa della Saras, le cui azioni emesse in collocamento a 6 euro hanno perso solo il primo giorno il 10% e ad oggi hanno perso quasi il 50% del loro valore. Si spera ardentemente che la procura faccia luce sulla vicenda e scagioni i due fratelli Moratti, sulla cui signorilità si sono consumati da tempo fiumi di inchiostro. Ma certo è che a cominciare dai casi Parmalat, Cirio per finire ai bond argentini e agli ingressi in Borsa di società che poi falliscono o quelle che escono dal listino dopo un anno o due dal collocamento stesso, rendono questo paese sempre meno credibile dal punto di vista economico e finanziario e la nostra Borsa un posto poco raccomandabile per grandi investitori istituzionali esteri, come per esempio i grandi fondi sovrani che fino a questo momento sono stati fuori da Piazza Affari, puntando perfino sulla piccola Borsa di Madrid.