Brexit, secondo Junker “insufficiente” offerta May

Non ha di certo peli sulla lingua il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker quando sottolinea come, per ciò che riguarda la Brexit, l’offerta di Theresa May che verrà portata al tavolo delle trattative, sia insufficiente.


Il prossimo incontro tra le due parti vi sarà il prossimo 28 giugno e gli animi, dopo le elezioni britanniche e la quasi sconfitta della premier in carica, sono decisamente molto caldi, soprattutto per ciò che concerne i rappresentanti dell’Eurozona. Era intuibile fin dai primi risultati che le cose sarebbero andate in questo modo: non è un mistero che la Comunità Europea veda in modo negativo l’uscita della Gran Bretagna e che il percorso sarebbe stato duro in ogni caso. Il fatto che la May abbia deciso di ammorbidire i toni offrendo di non toccare i diritti dei cittadini europei sul territorio inglese è solo un primo passo, che però non viene ritenuto sufficiente ne da Jean Claude Juncker né dagli altri statisti o politici londinesi.

L’unica condizione posta dal primo ministro inglese per la permanenza dei cittadini europei in Inghilterra senza limitazione dei diritti riguarda l’eliminazione della Corte di Giustizia Europea come competente per questi ultimi nel loro caso. Ha spiegato Theresa May:

Voglio rassicurare tutti i cittadini che vivono nel Regno Unito, che hanno una casa e si sono costruiti una vita, che non dovranno andarsene, che non vogliamo famiglie divise.

Il punto è che quella che sembra un’ottima posizione è in realtà osteggiata da tutti i leader europei e dal sindaco di Londra Sadiq Khan, il quale non si fa problemi a sottolineare come questa condizione non garantisca pienamente i diritti dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito che necessitano di certezze sotto ogni punto di vista per fare piani sul lungo periodo per se stessi e le loro famiglie.

Concludendo: quella che avrebbe dovuto rappresentare una spada di Damocle sulla testa della Comunità Europea si è rivelata essere uno dei più grandi problemi del primo ministro inglese che, forse proprio a causa della Brexit, potrebbe trovarsi in un futuro non molto remoto a dover cedere il passo anche in patria.