Italia si avvicina al rating “spazzatura”

 Venerdì sera l’agenzia di rating Fitch ha deciso di bocciare l’Italia, dopo aver preso atto dell’esito del voto inconcludente alle recenti elezioni politiche del 24 e 25 febbraio e della prolungata recessione economica. Fitch ha tagliato il giudizio sul merito di credito dell’Italia a BBB+ con outlook “negativo”, per cui non viene esclusa la possibilità di un ulteriore downgrade nei prossimi mesi. Il precedente giudizio assegnato da Fitch era A-. Considerando che anche Standard & Poor’s assegna un rating BBB+ e Moody’s un voto pari a Baa2, l’Italia è come se fosse ora un paese di serie B.

Cinque giorni fa faceva meno rumore, invece, il downgrade della meno nota agenzia di rating canadese Dbrs, che aveva bocciato l’Italia ad “A (low)” da “A”. L’unica notizia positiva arriva da un comunicato di Standard & Poor’s: il responsabile dei rating sovrani dell’agenzia americana, Moritz Kraemer, ha dichiarato che il risultato elettorale non avrà un impatto immediato sul rating italiano. Il downgrade di Fitch non è ancora allarmante, ma ora è suonato più di un campanello d’allarme.

RISCHIO TSUNAMI SUI MERCATI SECONDO ROUBINI

L’attuale rating dell’Italia continua a evidenziare una sufficiente sostenibilità del debito pubblico, anche se in deterioramento. Tuttavia, il rating inizia ad avvicinarsi alle valutazioni di insufficienza. Fino a BBB- l’Italia sarà sempre un debitore di tipo “investment grade”, ovvero ritenuto comunque in grado di rimborsare i debiti senza particolari problemi. Se si inizia a scendere nella scala di valutazione, si passa nella sfera “speculative grade”, ovvero dove i titoli di stato vengono considerati “spazzatura” (junk). Ora con lo stallo politico e la recessione, il rischio è di vedere il rapporto debito/pil salire al 130% e di frenare il risanamento dei conti pubblici.

FITCH TAGLIA RATING ITALIA A BBB+

Per l’Italia, che in Europa ha un rating migliore solo di Irlanda, Spagna, Portogallo, Cipro e Grecia, c’è la magra consolazione di aver mantenuto il giudizio “A (low)” della canadese Dbrs, una delle quattro agenzie che la Bce tiene in considerazione quando presta denaro alle banche italiane in cambio della garanzia dei titoli in garanzia (spesso i Btp). Se il rating peggiora, per le banche italiane diventa sempre più difficile finanziarsi a costi accettabili allo sportello della Bce.

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