Stati Uniti a rischio bancarotta secondo Barack Obama

 Gli Stati Uniti rischiano il default. E’ quanto ha affermato il presidente Barack Obama prima del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca per il secondo mandato consecutivo, previsto per il 21 gennaio. Si riaccende così la battaglia tra Democratici e Repubblicani sull’aumento del limite legale dell’indebitamento pubblico, che attualmente è a 16.400 miliardi di dollari. Il tetto del debito pubblico è già stato superato sul finire dello scorso anno, per cui urge una soluzione in tempi brevi per evitare un clamoroso default tecnico.

Obama ha dichiarato che se il Congresso non innalzerà il tetto all’indebitamento pubblico “l’America non potrà più onorare i suoi impegni”. Ciò vuol dire che il paese andrebbe in default. Obama ritiene “irresponsabile” l’atteggiamento dei Repubblicani e allo stesso tempo “assurdo”. Parole forti quelle del presidente americano, che ha voluto dare uno scossone a tutto l’estabilishment politico prima che sia troppo tardi per intervenire. Secondo Obama, se non sarà trovata una soluzione, “i mercati finirebbero nel caos” e il paese tornerebbe in recessione.

DEBITO USA A 16.4400 MILIARDI A FINE 2012

I Repubblicani continuano a opporsi all’aumento dell’indebitamento pubblico, almeno fin quando non saranno accettati i tagli alla spesa da loro proposti. Senza un’intesa gli Stati Uniti finirebbero in default entro metà febbraio 2013. La prospettiva è assolutamente inquietante e potrebbe far scattare presto nuovi downgrade sul rating sovrano americano da parte delle principali agenzie internazionali. Si teme una crisi politica come nell’estate del 2011, che portò Standard & Poor’s a togliere il giudizio “AAA” al paese per la prima volta nella sua storia.

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Obama ha sottolineato che l’innalzamento del tetto del debito “non autorizza nuove spese ma semplicemente consente di coprire quelle già previste”. Senza l’accordo gli Stati Uniti potrebbero non riuscire a pagare più i servizi sociali di base ai pensionati oppure mandare le truppe all’estero. Secondo gli analisti finanziari alla fine l’accordo si farà e per ora Wall Street non sembra preoccuparsi più di tanto della prospettiva più negativa per il paese. Ieri gli indici azionari principali hanno chiuso contrastati: in positivo solo il Dow Jones, ma con un rialzo frazionale dello 0,14%.

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