LuxLeaks: Multinazionali favorite in Lussemburgo?

Jean-Claude Juncker, da poco tempo Presidente della Commissione europea, è al centro di un presunto scandalo per via della sua reggenza del Lussemburgo in qualità di Primo ministro dal ’95 al 2013. Di cosa si tratta?

Il Paese, per più di dieci anni, avrebbe stipulato ben 548 intese ficali segrete con più di 300 aziende tra le quali spiccano i nomi di multinazionali del calibro di Amazon, Pepsi e Ikea. Nel mirino dell’inchiesta, condotta dal “Consorzio internazionale di giornalisti di inchiesta”, ci sono anche trentuno aziende italiane: tra queste spiccano i nomi di Finmeccanica, Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Mediante una dettagliata analisi di 28 mila pagine di documenti riservati, gli ‘inquirenti’ hanno evidenziato numerosi accordi fiscali stretti tra il Granducato di Lussemburgo e diverse multinazionali allo scopo di garantire a quest’ultime un grande marigne di risparmio fiscale tramite il pagamento di aliquote ben inferiori in confronto a quelle applicate nello Stato di origine o nello Stato di produzione.

Lo scandalo prende il nome di LuxLeaks: dietro la macchina infernale azionata molti anni fa ci sarebbe Pwc (PriceWaterhouseCoopers).Pwc è una delle più grandi società di consulenza esistenti nel mondo, il cui ruolo è stato quello di supervisionare gli accordi stretti tra le società coinvolte e il Granducato di Lussemburgo così da garantire la legalità.Il sistema attraverso il quale si verificava il trasferimento in Lussemburgo dei profitti era complesso ed articolato in diversi step. La maggior parte degli accordi segreti, i così detti “ruling”, vennero conclusi in virtù dell’intermediazione di Pwc che suggerì ai suoi clienti una serie di strategie finanziarie finalizzate a trasferire i profitti presso il Granducato.