La flessibilità come caratteristica fondamentale per sopravvivere negli investimenti

 Le previsioni per l’anno venturo sono a dir poco catastrofiche. Si vocifera che il peggio non è alle spalle ma davanti a noi. Nuovi fallimenti, disoccupazione, sono solo due dei molteplici aspetti ai quali si rischia di dover far fronte.
Premesso che sono e rimangono previsioni (attualmente condivisibili) quelle diffuse dai notiziari, vediamo se l’anno 2009 sarà così terribile anche per gli investitori professionisti, i cosiddetti trader.

Nei momenti di recessione come quello attuale è naturale un allontanamento delle masse dai mercati. Meglio il materasso, dice qualcuno. C’è chi, invece, è attirato dai prezzi bassi e fa spesa di azioni che ritiene “a buon prezzo” (questo argomento merita però una riflessione a parte). Ma come si comporta un trader professionista in situazioni simili?

Pensione a 65 anni per le donne: tra riforma e proteste

 Renato Brunetta non si tira indietro nonostante le polemiche suscitate dalla sua proposta nel mondo sindacale ed in quello politico. In un’intervista a Repubblica precisa:

Io non ho fatto alcuna proposta, io devo ottemperare a una condanna della Corte di giustizia europea. Quanta ipocrisia, quanta arroganza nei nostri soloni e soloncini, di destra e di sinistra. Ma andate a studiare prima di parlare. Lo dico a D’Alema, a Veltroni, alla Finocchiaro, a Epifani. Lo dico al mio amico Calderoli.

Il ministro ricorda quindi che è l’Ue ad imporre all’Italia una riforma del genere e sottolinea che se l’Italia fosse un paese “serio” non potrebbe limitarsi ad un innalzamento dell’età pensionabile per le donne solo nel pubblico impiego. Giuliano Cazzola, parlamentare del Pdl e uno dei massimi esperti del sistema previdenziale ricorda che

le donne alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni sono andate in pensione di vecchiaia, senza proteste, fino al 1992, quando il governo Amato allineò il loro trattamento a quello delle lavoratrici private, il cui requisito era in graduale salita da 55 a 60 anni.

Apollo e Huntsman pronte a cooperare nel processo relativo al loro accordo di acquisizione

 Apollo Management LP, la società di capitale privato statunitense guidata da Leon Black, ha raggiunto un accordo per il pagamento di 700 milioni di dollari a Huntsman Corp., al fine di interrompere la trattativa relativa a un’acquisizione dell’azienda di prodotti chimici da parte della sua unità Hexion Specialty Chemicals Inc. Apollo pagherà 425 milioni di dollari dell’intera soma in denaro, mentre i restanti 250 milioni verranno elargiti in biglietti convertibili. La Hexion, società che ha sede in Ohio, ha affermato che ora si attende che Credit Suisse AG e Deutsche Bank AG, istituti prestatori nell’ambito dell’acquisizione da 6,5 miliardi di dollari, finanzino la sospensione del pagamento di 325 milioni di dollari ad Huntsman.

La trattativa, che era stata annunciata nel luglio 2007, ha spesso avuto luogo di fronte alla corte di giustizia, dato che Apollo e gli istituti creditizi coinvolti sono stati interrogati sul fatto che fosse finanziariamente attuabile una scalata alla compagnia. Huntsman, la quale è guidata da Salt Lake City e Houston, ha provveduto a citare Hexion lo scorso giugno di fronte alla Delaware Chancery Court per stabilire i termini dell’accordo di acquisizione. Black, portavoce di Apollo, si è così espresso durante una conferenza stampa:

Siamo felici che la situazione si stia risolvendo nella direzione più favorevole nei confronti dei nostril investitori.

Per il 2009 la Cina punta ad aumentare le riserve valutarie e potenziare i prestiti

 La Cina sta puntando a far accrescere le sue riserve di valuta di 17 punti percentuali nel 2009: il governo della nazione asiatica ha inoltre intenzione di dare un maggior impulso ai prestiti, al fine di potenziare il consumo interno e far respirare l’economia. M2, la misura più utilizzata per la valuta cinese (include principalmente denaro e depositi), verrà dunque accresciuta del 17%, così come ha annunciato lo State Council. Il governo provvederà anche a sospendere la distribuzione dei biglietti a tre anni della banca centrale ed è pronto a far aumentare i prestiti finanziari di 4 trilioni di yuan (584 miliardi di dollari) il prossimo anno. Importanti sono anche le misure intraprese da People’s Bank of China, la quale darà maggior vigore alla liquidità e ai prestiti finanziari, per venire incontro alle necessità dell’economia e sostenere la crescita.

 

Lo scorso mese il governo cinese aveva fatto sapere che vi sarebbero stati 4 trilioni di yuan di spesa fino al 2010, in modo da incentivare gli investimenti da parte delle imprese. Secondo Glenn Maguire, capo economista della Societe Generale SA di Hong Kong:

Le politiche da attuare in questo momento devono focalizzarsi in misura maggiore sulla liquidità del settore bancario e su progetti infrastrutturali ben finanziati.

Obama sta pensando ad un intervento di 1000 miliardi di dollari per rilanciare l’economia

 La squadra del presidente eletto degli Stati Uniti Barack Obama sta valutando un robusto piano per rilanciare l’economia Usa, colpita dalla recessione, che potrebbe essere ben più ampio delle precedenti stime e raggiungere la cifra di mille miliardi di dollari in due anni. Questo almeno secondo quanto riporta il quotidiano Wall Street Journal. I collaboratori di Obama, che due settimane fa erano alle prese con un piano da 500 miliardi, oggi ritengono che la stima di 600 miliardi in due anni “sia molto bassa“, scriveva ieri il quotidiano, citando una fonte a conoscenza del dossier. La dimensione definitiva del pacchetto di incentivi dovrebbe dunque essere significativamente più alta, tra 700 e mille miliardi nei due anni, dato lo stato di gravissima difficoltà in cui versa l‘economia americana. Lo staff di Obama non ha voluto commentare le notizie sulle dimensioni economiche che avrà il provvedimento, tra aumento della spesa pubblica e riduzione delle tasse.

Il settore auto in grandissima difficoltà anche in Europa per tutto il 2009

 I costruttori automobilistici europei temono un 2009 in perdita, mentre tutti gli indicatori mostrano che la grave crisi attraversata dal settore non riguarda soltanto i giganti americani dell’auto, impegnati in una lotta per la sopravvivenza. I dirigenti di Renault, Nissan e Fiat prevedono un nuovo calo del mercato l’anno prossimo, mentre la diminuzione delle vendite ha già costretto tre costruttori americani a chiedere un aiuto allo Stato, peraltro rifiutato giovedì scorso dal Congresso Usa. La tedesca Bmw, che vende sia utilitarie che auto di lusso col marchio Rolls-Royce, ha predisposto un sistema d’aiuto per le proprie concessionarie del valore di circa 100 milioni di euro. Il settore inoltre teme anche per un probabile aumento del prezzo del petrolio, se l’Opec decidesse la prossima settimana una riduzione della produzione. Un aumento del prezzo alla pompa rappresenterebbe un nuovo, duro colpo per l’industria automobilistica, che dà lavoro a 50 milioni di persone nel mondo, di cui 12 milioni solo in Europa, tenendo conto anche dell’indotto. Questo settore chiave è colpito dall’aumento dei prezzi dell’energia, quella delle materie prime e dalla mancanza di fiducia dei clienti a seguito della crisi finanziaria.

General Motors vicina al fallimento

 General Motors vicina alla bancarotta dopo che il Congresso ha espresso il suo rifiuto a fornire aiuti straordinari per il settore in grosse difficoltà. Il piano di intervento a favore delle big three (GM, Chrysler e Ford) era stato votato mercoledì sera a larga maggioranza dalla Camera, ma al Senato sono emersi troppi punti di disaccordo, ed è stato bocciato con 52 voti contrari e 35 a favore.

Il ceo di Gm Rick Wagoner, si è sempre opposto a una bancarotta, convinto che la situazione della società peggiorerebbe ancora, visto che la fiducia dei consumatori diminuirebbe ulteriormente, ma probabilmente crede di non avere più scelta. Per cominciare Wagoner ha indicato oggi l’ intenzione di ridurre del 30% la propria capacità di produzione all’inizio dell’anno prossimo, chiudendo, parzialmente o totalmente, una trentina di stabilimenti di produzione negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. Qual’è la situazione degli altri tre colossi di Detroit? La Chrysler, anch’essa in pesanti difficoltà, appartiene ad un gruppo di investitori, mentre la Ford ha fatto sapere di essere in grado per il momento di farcela da sola.

Nel 2009 potrebbe esserci una mancanza di caffè per i problemi di raccolta del Brasile

 C’è un proodotto che sembra non conoscere crisi della domanda anche in un periodo di crisi: secondo le stime degli analisti, infatti, nel 2009 ci potrebbero essere dagli 8 ai 10 milioni di sacchi in meno di caffè rispetto alla domanda. Nel 2008 il consumo della bevanda nera si dovrebbe attestare intorno ai 130 milioni di sacchi mentre l’offerta è stata di 130. Ma nel 2009 i problemi potrebbero sorgere per le difficoltà che si sarebbero registrati nel primo paese produttore al mondo, il Brasile. Il paese sudamericano infatti dovrebbe raccogliere ciorca 6 milioni in meno di sacchi della categoria Arabica, che è quella maggiormente consumata nel mondo. Altri due milioni in meno dovrebbero venire dalla Bolivia, Costa Rica, Honduras e Guatemala. Meno problemi dovrebbero esserci invece per la qualita’ Robusta che viene sopratutto utilizzata per l’espresso, essendo di gusto più forte e concentrato.

Prima previsione negativa dal 2002 per i profitti di BOC Hong Kong

 BOC Hong Kong (Holdings) Ltd ha lanciato il primo avvertimento da sei anni a questa parte riguardo a un calo dei profitti rispetto alla sua quotazione iniziale: tale evento potrebbe portare a nuove previsioni negative in relazione ai guadagni delle banche della città asiatica. BOC Hong Kong, la quale rappresenta il maggior istituto creditizio per volume di assets nella città, ha fatto sapere nella giornata di ieri che Bank of China, da cui essa dipende, estenderà una garanzia di credito di circa 2,5 miliardi di dollari per rafforzare il capitale di base della sua unità. BOC Hong Kong ha stilato delle previsioni di profitto secondo cui nel 2008 vi sarà un calo considerevole della crescita e un declino nel valore dei suoi investimenti creditizi.

 

Kenny Tang, direttore esecutivo della società Redford Securities Co. di Hong Kong, ha espresso il suo parere riguardo a tale situazione:

Per il mercato questo segnale rappresenta la conferma che vi sono potenzialmente molte banche che effettueranno previsioni negative per le loro holdings.

Numerose banche di Hong Kong, tra cui Bank of East Asia Ltd., terzo maggior istituto per assets della città, e Dah Sing Banking Group Ltd., hanno già provveduto a informare che la crisi finanziaria globale indebolirà notevolmente i profitti.

 

L’Ecuador insolvente non pagherà il debito estero perchè illegittimo

L’Ecuador è in default sul proprio debito estero. Lo ha annunciato, ieri, il presidente del Paese Rafael Correa. L’Ecuador ha un debito estero sovradimensionato, come afferma Correa, pari a 10,6 miliardi di dollari, di cui 3,8 miliardi vengono scambiati sui mercati internazionali, in quanto collocati nei Global Bond. Il presidente sudamericano ha annunciato che lo Stato non pagherà i 31 milioni di dollari di cedole sulle obbligazioni in scadenza lunedi prossimo.
Questa dell’Ecuador è la seconda insolvenza negli ultimi dieci anni. Il presidente Rafael Correa ha spiegato che non intende pagare il debito poichè esso appare illegittimo, in quanto

i titoli in scadenza sono inputabili alla ristrutturazione del debito dell’Ecuador avventa nel 2000, quando in seguito a una grave crisi finanziaria il Paese fu costretto a dollarizzarsi.

Alcatel: riduce le perdite ma taglia i posti di lavoro

 Il Ceo di Alcatel-Lucent, Ben Verwaayen, ha smentito i rumors che davano per imminente la cessione delle attività legate alla telefonia mobile. Difati alcuni giorni fa, alcuni osservatori avevano dato quasi certa la possibilità che il gruppo franco americano potesse decidere di uscire dal mercato delle infrastrutture per la telefonia mobile per ridurre i costi e tutelare la propria redditività.

Quasi immediata la smentita del ceo che afferma anche che i problemi del gruppo non sono di così grande rilevanza:

Il gruppo gode di una solida posizione finanziaria, è perfettamente in grado di rispondere ai requisiti del mercato per la tecnologia dei telefonini di quarta generazione, proprio perchè anche in un contesto difficile ha continuato a investire in ricerca e sviluppo.

Nell’ultimo trimestre Alcatel-Lucent ha infatti ridotto fortemente le perdite, portandole a 40 milioni di euro, rispetto al rosso di 345 milioni dell’anno precedente, e ha confermato gli obiettivi per il 2008, tra cui quello di un margine operativo lordo tra il 2% e il 5% del fatturato. Per il 2008 però, il gruppo franco-americano si mantiene prudente, in ragione del rallentamento macroeconomico.