Las Vegas Sands attende il consenso per i suoi progetti a Singapore: previsto un aumento dei tavoli da gioco

 Las Vegas Sands Corp., il gruppo che possiede una delle più importanti catene di hotel-casinò del mondo di proprietà del miliardario Sheldon Adelson, rimane impegnata nei confronti del suo casinò di Singapore da 4 miliardi di dollari: la compagnia ha anche annunciato che la città-stato asiatica ha approvato la sua proposta per portare più di mille tavoli da gioco. La società di Adelson ha incontrato gli ufficiali governativi di Singapore questa settimana per discutere del completamento del progetto: Las Vegas Sands, che potrebbe aver bisogno di denaro per 16 miliardi di dollari per i suoi progetti in Asia, non dovrebbe però avere problemi con i suoi prestatori locali, le società Oversea-Chinese Banking Corp. e DBS Group Holdings Ltd.

 

Lo stesso Adelson ha rilasciato questa dichiarazione:

Il consenso alla nostra proposta di spesa da parte della Casino Regulatory Authority ci dà la giusta flessibilità per accrescere il totale dei nostri tavoli da gioco da 600 a più di 1.000, al fine di venire incontro alla domanda.

La compagnia statunitense sta ora tentando di reperire i fondi necessari per evitare rischi di insolvenza, di fronte al “ragionevole dubbio” sul fatto che vi siano le capacità economiche giuste. Il reddito di Macau Casino, una delle compagnie possedute da Las Vegas Sands che, tra l’altro fornisce circa due terzi delle vendite totali del gruppo, è sceso nel secondo e nel terzo trimestre per la prima volta dal 2005.

 

Gli analisti fanno a gara per prevedere i settori che beneficeranno maggiormente della vittoria di Obama

 Non appena  è stato eletto il 44° presidente degli Usa è partita fra analisti ed esperti la caccia per capire quali settori saranno influenzati dalla politica economica nuovo presidente.  Il democratico Barack Obama, insomma, ha già fatto capire che non avrà troppo tempo per festeggiare la vittoria sul rivale repubblicano John McCain. La situazione economica infatti non permette assolutamente di lasciare spazio all’attesa, e infatti il nuovo presidente si è messo subito al lavoro per creare una squadra in grado di far fronte alla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande depressione che, secondo gli ultimi indicatori, ha portato gli Stati Uniti nella recessione più pesante dell’ultimo quarto di secolo e al tasso di disoccupazione peggiore degli ultimi cinque anni. Ma dovrà anche dare risposte al comparto finanziario, prostrato da svalutazioni per quasi 700 miliardi di dollari. Ed è interessante anche il tentativo di valutare quali potranno essere i settori che beneficeranno maggiormente del nuovo presidente.

Sprint Nextel sempre più in calo: i clienti passano ad altre compagnie telefoniche e aumenta il debito netto

 Sprint Nextel Corp., terza maggiore compagnia statunitense di telefonia mobile, ha fatto registrare un profitto in linea con le stime degli analisti economici, soprattutto perché molti clienti sono passati a compagnie che offrivano telefoni cellulari a prezzi più popolari. Se si eccettuano alcuni costi e guadagni, la società americana ha chiuso in pareggio il suo terzo trimestre, secondo quanto è stato reso pubblico da una dichiarazione odierna.

 

Entrando maggiormente nei dettagli, gli analisti avevano previsto un profitto medio del 3% per ogni azione. Sprint ha anche fatto sapere di voler rinegoziare i suoi accordi del credito, al fine di evitare il rischio di inadempienza. La compagnia telefonica ha tra l’altro perso circa 1,1 milioni di abbonati, il che rappresenta il peggior declino da quando vi è stata la sua acquisizione della Nextel Communications Inc. nel 2005. Sprint aveva previsto che ci sarebbe stata una pressione di tal genere sui suoi clienti in quest’ultimo trimestre. Gran parte delle persone si sono rivolte in massa alla AT&T Inc. per poter ottenere l’ultimo iPhone della Apple Inc.

 

Il settore auto continua a soffrire. Fiat perde in borsa, ma le obbligazioni si fanno interessanti

 In periodi di rallentamento delle economie i settori ciclici sono quelli che soffrono di più ed il settore auto è uno di questi. Abbiamo visto che negli ultimi mesi i titoli delle più grandi società del settore hanno subito pesanti perdite e il crollo di cui ieri è stata protagonista Toyota indica che i problemi non sono finiti. Le stime di utili sono state riviste al ribasso da tutte le compagnie e oggi si è saputo della richiesta da parte di General Motors, Ford e Chrysler di 50 miliardi di dollari fatta al congresso americano. Il rischio, per le compagnie USA, è quello di non riuscire a superare il 2009. Il mercato a questo punto si domanda se sono in dirittura d’arrivo altre brutte notizie. Fiat si è trovata nell’occhio del ciclone e le domande che pesano sul titolo sono ancora molte: il mercato italiano continuerà a scendere? La crescita in Brasile è destinata a rallentare? Il debito del gruppo aumenterà ancora? etc… Il titolo adesso è poco sopra ai 6 euro, con il rischio di sprofondare in una nuova andata di vendite nel caso in cui le trimestrali di Ford e General Motors deludessero le aspettative.

Per Finmeccanica dopo l’aumento di capitale le prospettive sembrano buone grazie anche alla firma di importanti accordi

 Il governo sta preparando un drastico ridimensionamento delle Forze Armate. Una razionalizzazione che, secondo le indiscrezioni del Sole 24 Ore, porterà al taglio degli organici ed ad un giro di vite sugli investimenti. La voce destinata all’acquisto di nuove armi dovrebbe scendere nel 2009 a 4 miliardi di euro dai 5 miliardi del 2008.  La chiusura di decine di caserme ormai inutili, l’accentramento delle strutture logistiche e lo sfoltimento dei ranghi non rappresentano una minaccia per Finmeccanica, in quanto la holding della Difesa fornisce all’esercito principalmente prodotti di alto valore strategico e non mero materiale di consumo: non vende scarponi o fucili, ma elicotteri, aerei e sistemi per la guerra elettronica. Potenzialmente più preoccupante è invece il progetto del Tesoro di ridurre le risorse per gli investimenti: l’Italia, anche dopo l’acquisizione di Drs e l’espansione internazionale, resta il primo cliente di Finmeccanica con una quota del 29% del giro d’affari. Di conseguenza, le scelte del governo italiano potrebbero penalizzare ulteriormente le quotazioni di Finmeccanica, che nell’ultimo mese ha perso in Borsa il 28% (-48% da inizio anno).

Il Dow Jones vira con violenza mettendo a segno un -5,05%

 Seduta pesantemente negativa quella di ieri sull’indice Americano Dow Jones: -5,05% la performance messa a segno, con la chiusura sul valore di 9139,27 molto vicina al minimo di giornata a 9111,47 punti indice. Sul grafico daily si crea dunque una candela rossa dal body ampio, segno che non vi è stata incertezza durante la giornata sulla direzione. Dopo sei giornate in rialzo era comunque necessario uno storno, che non cambia la visione di breve periodo: siamo ancora sopra i 9031 punti indice (statica di lungo periodo), il che è un buon segno per il proseguo del trend rialzista di breve periodo innescato il 10 Ottobre. Solo la rottura della statica di lungo periodo potrebbe far pensare ad un ritorno sui valori del 10 Ottobre, quindi attenzione alla sua violazione (e come al solito attenzione ai volumi di scambio che dovranno essere piuttosto elevati per decretare la rottura dell’area indicata).

Soffre l’export orientale e chiudono in rosso le borse asiatiche. Toyota perde il 10,35%

La crisi che sta investendo l’economia mondiale è davvero di vastissime proporzioni. Lo dimostrano le grandi difficoltà in cui verte l’export orientale, che da sempre primeggia in particolare nei settori della tecnologia e dell’automobile. La crisi finanziaria, infatti, ha determinato un forte crollo della domanda sia in Oriente ma soprattutto in Occidente. A questo si va a sommare la ripresa della moneta giapponese nei confronti del dollaro e dell’euro. Lo yen si è rafforzato con il cambio euro/yen che si attesta attorno a 126,45 e quello dollaro/yen che si aggira attorno a 98,50. Le aziende esportatrici giapponesi, dunque, sono in crescente difficoltà, penalizzate dal rafforzamento dello yen e dai timori di una recessione. Tutto questo ha influito sull’andamento delle borse asiatiche, neutralizzando i buoni risultati ottenuti ieri dopo la vittoria di Barack Obama.

In ribasso le borse europee, crolla il Mibtel

Chiusura in deciso ribasso per le principali piazze finanziarie europee dopo una giornata caratterizzata da una pioggia di vendite. I listini Ue, gia’ in calo in avvio, hanno recuperato parte delle perdite dopo la decisione della BoE di tagliare i tassi di interesse di 150 bps per poi imboccare di nuovo la via del ribasso in seguito alla decisione della Bce di abbassare i tassi di riferimento di 50 bps giudicati dagli esperti troppo pochi. A Wall Street il Dow Jones procede in territorio negativo del 3,02%. A Piazza Affari lo S&P/Mib e il Mibtelhanno chiuso in calo rispettivamente del 5,06% a 21607 punti e del 4,68% a 16715 punti.

La Bce, come è nel suo stile, è più prudente della Boe e abbassa i tassi dello 0,5% e le Borse soffrono

 Le Borse si interrogano sull’inatteso taglio dell’1,5% ai tassi di interesse di riferimento da parte della Banca d’Inghilterra e reagiscono subito benissimo sperando che possa esserci qualche sorpesa in questo senso anche da parte della Bce. Invece i signori di Francoforte non hanno abbandonato la loro proverbiale prudenza, malgrado la situazione sia ormai quasi ovunque indirizzata verso la recessione, e hanno mantenuto la loro politica dei piccoli passi, con un taglio di 0,50 punti dei tassi, come previsto da tutti gli analisti, portando il tasso di riferimento a 3,25%. La Banca centrale inglese invece, ha lasciato tutti di stucco con un abbassamento molto più forte del previsto, i tassi sono stati portati al 3% dal 4,5%, gli economisti si aspettavano una riduzione dello 0,5% a 4%. I mercati finanziari scommettevano per lo più in un taglio di 75 punti base, mentre in un sondaggio Reuters dello scorso 4 novembre, 45 economisti sui 62 interpellati prevedevano un taglio di 50 pb, 7 vedevano un taglio di 75 pb e 10 lo prevedevano di 100 pb.

Anche la Bank of England sta tagliando i tassi di mercato, i quali sono ora al loro livello più basso da oltre mezzo secolo

 La Bank of England ha inaspettatamente tagliato i tassi di interesse di mercato di 1,5 punti percentuali: in tal modo gli stessi tassi hanno raggiunto il loro più basso livello dal 1955. Il provvedimento della banca britannica è stato dettato, come è avvenuto in casi analoghi recentemente, dal tentativo dei policy makers di limitare i danni causati dalla crisi bancaria. I nove membri facenti parte del Monetary Policy Committee, istituzione finanziaria guidata dal governatore Mervyn King, hanno portato il tasso bancario al 3%: tale tipo di operazione era comunque stata prevista da alcuni analisti economici.

 

Brian Hilliard, direttore della ricerca economica alla Societe Generale di Londra, si è così espresso:

Quello che è accaduto è assolutamente sbalorditivo e impressionante. Si è chiaramente compresa la situazione e si sta agendo di conseguenza.

Il brutto colpo subito dai mercati del credito ha lasciato la Gran Bretagna sul limite della sua prima recessione dal 1991, rendendo così necessari un salvataggio bancario di ben 50 miliardi di sterline (80 miliardi di dollari) da parte del governo, oltre a un taglio d’emergenza dei tassi di mezzo punto lo scorso 8 ottobre. Il primo ministro britannico Gordon Brown e la sua amministrazione hanno conseguentemente dovuto aumentare la pressione sulle banche commerciali, al fine di far accettare nel miglior maniera possibile le riduzioni dei tassi alle imprese e ai consumatori, già alle prese con gli alti costi del cibo e della benzina.

 

Con la crisi le vendite di quotidiani economici sono salite vertiginosamente, ma la raccolta pubblicitaria cala inesorabilmente

 La profonda crisi finanziaria in atto, alimentando sete di informazione in tempo reale ma anche desiderio di approfondimento su temi economici specifici, ha creato un’occasione senza precedenti per la stampa economica e per i siti web delle testate generaliste. Dall’inizio di settembre le vendite di quotidiani come Sole 24 Ore, Milano Finanza, Finanza Mercati e Libero con il suo inserto economico Libero Mercato sono aumentate in modo consistente. Questo effetto della crisi è reso ancora più evidente dall’esplosione dei ‘click’ registrati dai siti web delle stesse testate o dal ‘canale economia’ del Corriere.it – per non parlare di televisioni come la Cnbc, da sempre molto attente alla finanza.

Generalmente, quando l’economia va bene, la gente vuole
investire i propri risparmi: è allora che il pubblico delle testate come la nostra si allarga. Invece nelle fasi di mercato debole di solito perdiamo lettori,

ha spiegato a Reuters Alessandro Bompieri, direttore generale all’area editrice del Sole 24 Ore.