Gm vicina al collasso pensa alla fusione con Chrysler come ultima spiaggia

 L’ agenzia di rating Standard & Poor’ s data la crisi, si è detta perplessa sul futuro delle tre principali case automobilistiche americane, Chrysler (che segna un calo dei ricavi negli Usa del 25%), Ford e General Motors. E ha sottolineato che se le difficoltà dovessero perdurare sarebbero a rischio di fallimento. Ma subito da Detroit Gm ha smentito ogni ipotesi di ricorrere al chapter 11. Così come ha fatto Ford, che ha però annunciato le dimissioni del direttore finanziario Don Leclair, che il primo novembre sarà sostituto da Lewis Booth. Ma se le voci di fallimento per ora sono state smentite, e’ indubbio che la situazione dei colossi di Detroit sia difficilissima. E per fare fronte a ciò si cerca ogni mezzo possibile, non ultimo quello della fusione. General Motors ha tenuto dei colloqui con Chrysler per una eventuale fusione che vedrebbe insieme il numero uno e il numero tre dell’industria automobilistica Usa, in un momento in cui entrambe le società lottano per tagliare i costi. Lo riferisce una fonte informata dei fatti, precisando che i colloqui sono ancora ad un livello “esplorativo”.

Dopo il calo della rupia, la banca centrale dell’India sta attuando misure volte a fornire liquidità al sistema finanziario.

 Il governatore della banca centrale dell’India, Duvvuri Subbarao, ha affermato che si sta preparando per avviare i passi effettivi al fine di mantenere la liquidità nei mercati creditizi della nazione asiatica: Subbarao ha anche ribadito la politica della banca di attenuare le oscillazioni della valuta. La banca si è mostrata pronta a mettere a punto azioni efficaci e rapide per fornire la liquidità, così come è stato precisato dallo stesso governatore durante il meeting dei venti ministri delle finanze che si è tenuto a Washington: l’economia indiana è stata qui presentata come un’economia forte e le sue banche “ben capitalizzate”.

 

Ieri l’India ha attuato il suo maggior taglio dal 2001 per quanto riguarda l’ammontare di denaro che i prestatori devono spostare come riserve per rendere funzionale un’economia da 1.2 trilioni di dollari: la rupia, valuta nazionale del paese asiatico, ha subito il suo calo più pesante di tutti i tempi e gli investitori oltreoceano hanno lasciato le riserve dei mercati emergenti. Subbarao, non ha voluto commentare la politica dei tassi di interesse, affermando che tutte le variabili devono essere sottoposte a revisione nella prossima riunione del 24 ottobre della Reserve Bank of India. Il governatore ha inoltre precisato che è ancora troppo presto per vegliare sui prezzi. L’inflazione indiana sta rallentando da circa 15 settimane, come può essere dedotto dagli ultimi dati governativi, sebbene essa sia maggiore rispetto all’obiettivo prefissato dalla banca centrale.

 

Si è conclusa la settimana peggiore da sempre per le Borse mondiali e per Piazza Affari

 E’ stata la settimana più nera della storia della Borsa. Ieri il panico ha preso il sopravvento in Europa guidando gli investitori vesro un ribasso diffuso e incontrollato e neanche la decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto su tutto il listino è riuscita ad arginare la caduta. L’indice S&P/Mib di Milano ha perso il 7,1%, Londra -8,8%, Parigi -7,7%, Francoforte -7%. In serata gli operatori hanno lasciato le loro postazioni per un week end di angoscia, in attesa di qualche segno di conforto da Wall Street, che almeno in parte è arrivato. Ma ora l’angoscia diventa pressante per quello che potrà succedere lunedì mattina alla riapertura dei mercati. Addirittura è circolata l’ipotesi di una chiusura delle Borse per il tempo necessario “a riscrivere i regolamenti, le regole della finanza internazionale”.

Il G7 delude in parte le aspettative: impegni comuni, ma azioni scollegate

 E’ terminata con poco più di un nulla di fatto la riunione del G7 di ieri. I sette paesi più industrializzati del mondo non hanno infatti trovato una base comune di azioni da promuovere, ma si sono limitati ad un accordo piuttosto generico che lascia i vari governi liberi di agire come meglio credono. Nel comunicato leggiamo che

“la situazione attuale richiede azioni urgenti ed eccezionali […] verranno presi tutti i provvedimenti necessari a sbloccare il mercato del credito e il mercato monetario”.

Gli elementi concreti scarseggiano a favore di prese di posizione che fanno capire ben poco in merito a ciò che potrà essere fatto. L’unica cosa che sembra data per assodata è che non verranno fatte fallire altre banche, è stato infatti preso l’impegno di concedere risorse aggiuntive alle banche in difficoltà.

Singapore si prepara ad affrontare la prima recessione dopo sei anni: la banca centrale del paese non è fiduciosa sulla crescita

 Singapore è caduta nella prima recessione economica dal 2002 a causa del crollo del settore manifatturiero, il quale ha spinto la banca centrale della nazione asiatica a porre fine alla politica di ausilio a guadagni della valuta, volta a fornire uno sforzo per supportare l’economia. La Monetary Authority of Singapore, la banca centrale del pase che fa affidamento sulla valuta locale tanto quanto sui tassi di interesse come strumenti privilegiati della sua politica, ha affermato che è in atto uno spostamento verso un “apprezzamento dello 0%”.

 

Il Prodotto Interno Lordo ha contratto un 6,3% annualizzato  nel terzo trimestre rispetto ai precedenti tre mesi, dopo che si era ridotto fino al 5,7% tra aprile e giugno. Il dollaro di Singapore risulta essere sempre più debole e la sua caduta dovrebbe favorire gli esportatori del settore elettronico come Venture Corp. e Chartered Semiconductor Manufacturing Ltd. rendendo i loro prodotti più economici oltreoceano. Song Seng Wun, economista della società CIMB-GK Securities Pte a Singapore, ha affermato che:

L’intero mondo sta andando incontro sempre più a politiche di sostegno e lo stesso vale ovviamente per Singapore. Stiamo per affrontare un lungo periodo di lenta crescita o di recessione, probabilmente per i prossimi due anni. Questa flessione è molto differente rispetto a quelle del passato.

  

Eaton Corporation, chiude lo stabilimento di Massa: la crisi finanziaria si abbatte sull’occupazione e l’economia reale?

 La Eaton ha deciso di chiudere lo stabilimento di Massa. La scelta è stata comunicata ieri mattina ai sindacati durante un incontro che si è tenuto all’associazione industriali a Carrara. Non avranno più lavoro 345 dipendenti.

Quello che lascia stupefatti sull‘atteggiamento dei politici di fronte a questa terribili crisi finanziaria è il colpevole ritardo con il quale si sono mossi e la conseguente inadeguatezza  delle misure adotattate, osservando le reazioni sempre più volte al peggio dei mercati finanziari di tutto il mondo ormai pervasi da un vero e proprio panic selling. La crisi finanziaria infatti nata oltre un anno fa in America, si sta velocemente, come previsto da tutti tranne che forse dai politici, propagando all‘economia reale, scatenando perciò le vendite in previsione di una sempre più probabile recessione globale.

Le ultime previsioni degli economisti della Bce (le staff projections, che non sono richiamate nel bollettino di ottobre), pubblicate il mese scorso e quasi sicuramente destinate ad essere riviste in peggio, davano la crescita di Eurolandia ad un tasso compreso fra l’1,1 e l’1,7% quest’anno, e fra lo 0,6% e l’1,8% il prossimo. Nel bollettino di ottobre la Bce scrive che «gli indicatori oggi disponibili segnalano il perdurare della debolezza nella dinamica di fondo della crescita dell’area dell’euro nel terzo trimestre. Secondo le prime stime del Fondo monetario Internazionale Spagna, Italia, Irlanda e Gran Bretgana saranno sicuramente in recessione già dall’ultimo trimestre dell’anno e probabilmente per tutto il 2009, con pesanti ricadute su occupazione (la Fiat ha già proclamata nuove casse integarzioni, la Merloni ha dichiarato lo stato di insolvenza) e redditi.

I mercati crollano aspettando il G7; le proposte di USA, UK e Germania

 Prosegue senza sosta il crollo dei listini azionari. In nottata Wall Street ha visto l’indice dei titoli industriali, il Dow Jones, scendere sotto quota 9000 con un ribasso del 7%; in Giappone il Nikkei ha perso l’11%. A niente sono quindi valse le mosse degli ultimi giorni, i mercati restano in preda al panico ed adesso si aspetta di capire quali provvedimenti prenderà il G7 di oggi a Washington. In questo momento a suscitare le maggiori preoccupazioni è il mercato del credito, si stanno infatti concretizzando i timori per un blocco dei flussi di liquidità, cosa che determinerebbe la paralisi del settore finanziario e con essa un ulteriore rallentamento delle economie reali. A tal proposito è necessario sottolineare che nell’ultima settimana i finanziamenti erogati dalla FED alle banche hanno raggiunto la media di 420 miliardi di dollari al giorno, un record che indica l’attuale blocco del mercato interbancario.

Anche le ferrovie francesi interessate ad entrare nel nuovo progetto di treni ad alta velocita di Montezemolo e Della Valle

 Ntv, prima società italiana privata del trasporto ferroviario ad alta velocità di passeggeri, ha siglato un accordo di partnership con la società  statale francese Sncf che entrerà nel suo capitale con il 20%. Lo rende noto un comunicato Ntv spiegando che la società francese sarà partner industriale in Italia e in Europa. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano economico d’Oltralpe Les Echos l’operazione ammonterà a 80 milioni di euro. L’accordo, ha spiegato il presidente di Ntv Luca Cordero di Montezemolo, è un accordo di esclusiva nell’alta velocità in  Italia ed ha avuto il nulla osta del governo e prevede che Sncf non possa crescere oltre il 20%. Con questa intesa l’assetto azionario della nuova società ferroviaria fondata da Montezemolo e Diego Della Valle ha trovato un assetto definitivo in vista dell’avvio dell’operatività nella primavera del 2011.