Petrolio: sale prezzo dopo raid in Siria

Il prezzo del petrolio sale dopo che Donald Trump questa notte ha attaccato una base siriana dalla quale sarebbero secondo lui presumibilmente partiti gli attacchi con armi chimiche dei giorni scorsi: inutile dire che in questo caso la politica stia agendo direttamente sull’economia.


E’ come se il mercato del petrolio agisse di sua spontanea volontà: bombardamento in Medioriente è divenuto immediatamente sinonimo di rialzo dei prezzi. Anche se alla fine non di quanto ci si sarebbe aspettato, almeno per ora. Forse tutto è da collegare al fatto che i prezzi del greggio a barile fossero già rivolti verso l’alto da qualche giorno.  Ad ogni modo, nello specifico, il Brent ha raggiunto quota 56,08 dollari al barile, mentre il Wti si è spinto fino a 52,94 dollari. Un rialzo di circa il 2% rispetto alla chiusura di ieri che è impossibile definire impennata e che è calato nel corso della mattinata.

Ci si aspettava però, va detto, una reazione differente dell’oro che non si è avuta: esso ha infatti toccato 1.270 dollari l’oncia, in rialzo di circa l’1,5% e ai massimi da 5 mesi, ma poi ha rallentato. In questo caso però, come rendono noto gli analisti, è impossibile ignorare che sia stata travolta la resistenza rappresentata dalla media mobile degli ultimi 200 giorni, posta a 1.264 dollari l’oncia.

Tornando al petrolio la Siria, che un tempo produceva moltissimo, è ormai da anni uscita dal mercato. Tutto starà valutare come si evolveranno le cose dal punto di vista di un possibile inasprimento del conflitto nei prossimi giorni con le conseguenze che ne verranno.