Portogallo: il 2012 sarà un anno complicato

 Con una economia che sta fronteggiando una grave recessione, il premier portoghese Pedro Passos Coelho continuerà a lottare strenuamente per evitare il caos finanziario che ha contraddistinto anche il nostro paese nelle ultime settimane: il primo ministro lusitano deve infatti venire incontro alle principali richieste e obiettivi che sono giunti dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale e che sono racchiusi idealmente nel programma di salvataggio da 78 miliardi di euro. In pratica, l’intento principale è quello di implementare nel corso del prossimo anno quello che viene definito senza mezzi termini il budget “più difficile” di cui si abbia memoria, con il buco economico che potrebbe essere riempito dai licenziamenti dei dipendenti statali e con ulteriori tagli ai loro stipendi.

Il premio di rischio dei bond decennali del Portogallo è sceso nel corso degli ultimi sette giorni, mettendo dunque in luce un trend ben diverso rispetto a quello mostrato da altre nazioni dell’eurozona, come ad esempio l’Italia, la Spagna e la Francia. L’economia di Lisbona rimane comunque una delle più deboli in assoluto dell’intero continente. Secondo alcuni analisti, tra l’altro, il 2012 può essere considerato un anno di shock, con tutti i principali effetti delle misure di austerity che verranno avvertiti in maniera piuttosto netta ed evidente, diversamente dai benefici, i quali diventeranno una realtà concreta soltanto nel 2013 e probabilmente anche oltre questa scadenza. Gran parte di quello che accadrà nel nuovo anno in Portogallo non è comunque associabile al comportamento del paese in questione, ma sarà una diretta conseguenza degli avvenimenti italiani e greci.

Nel caso in cui non vi dovesse essere nessuna “esplosione” finanziaria, allora la nazione dovrebbe essere in grado di risolvere autonomamente i propri problemi interni. Tra l’altro, i rimborsi obbligazionari portoghesi non vengono garantiti dal mese di giugno; eppure, lo stesso Passos Coelho non ha intenzione di richiedere un nuovo sostegno economico, come invece potrebbe accadere ad Atene.

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