La trasmissione internazionale del ciclo economico: perchè la crisi dei mutui subprime può colpire anche noi

Le economie industrializzate e le economie emergenti sono caratterizzate da andamenti ciclici dell’attività economica. Le recessioni sono seguite dalle espansioni con una certa regolarità e con un ritmo che è risultato più o meno sincrono con quello di altre economie.

Quando le economie sono aperte (ovvero ci sono limitate barriere commerciali), l’andamento di alcune variabili, come il PIL di un Paese, ha effetti sulle analoghe variabili degli altri Paesi. Per esempio è solito leggere, che la recessione economica degli Stati Uniti(ovvero variazioni negative e decrescenti del PIL) si trasmette alle economie europee e questo può innescare un circolo virtuoso mondiale. Se i legami commerciali sono molto importanti, si osserva che i Paesi maggiormente integrati dal punto di vista commerciale (ovvero il cui interscambio commerciale è molto elevato, dovrebbero essere anche i paesi con i cicli economici più simili e più sincronizzati.


Inoltre la fluttuazione ciclica delle grandezze economiche si ripercuote sull’attività e sulla struttura patrimoniale delle banche: come risultato immediato di mutate condizioni di equilibrio finanziario delle aziende clienti. Se un’azienda non è più solvibile è chiaro che la prima a rimetterci sarà la banca che vi ha concesso credito. Questo è quello che è successo negli USA con i mutui subprime, addirittura si è prestato credito a soggetti che risultavano insolventi ed ora se ne pagano le conseguenze: 945 miliardi di dollari. E’ questa la gigantesca “cifra” della crisi dei mutui subprime, che negli ultimi mesi ha assestato un duro colpo ai mercati finanziari di tutto il mondo. Secondo un rapporto del Fondo monetario internazionale le perdite possibili ammontano a quasi mille miliardi di dollari.

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