Chiuse 150mila aziende in Italia nel primo trimestre 2013

 L’Italia continua a sperimentare un periodo nero per la sua economia. L’apparato produttivo perde pezzi ogni giorni di più, mentre fatturato e ordininativi dell’industria sono in caduta libera anche a febbraio. Tra gennaio e marzo in Italia sono scomparese 150mila aziende. Nello stesso periodo sono nate 118mila attività, per cui il saldo resta fortemente negativo a -31.351 aziende. Il dato è emerso dall’indagine di Movimprese, che comprende ogni tipo di cessazione, che quindi risulta anche maggiore di quello stimato da Cerved Group.

Ormai il quadro economico diventa più fosco ogni giorno di più, tanto che si può senza dubbio affermare che l’Italia vive peggiore crisi della storia. Il “venerdì nero” della congiuntura ha evidenziato un inquietante differenza negativa tra le attività create e quelle cessate. Per troavre un dato analogo bisogna andare indietro di nove anni, in quanto anche nell’anno della recessione del 2009 il saldo negativo più allarmante era stato di -30mila aziende.

Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha lanciato ancora una volta l’allarmementre l’economia italiana va peggio di novembre 2011, quando il paese tremò temendo il peggio con lo spread sui massimi di sempre e la caduta del governo Berlusconi. Dardanello ha sottolineato che “i numeri delle imprese che chiudono impongono all’attenzione di tutti l’urgenza di interventi concreti per la crescita e l’occupazione”. Allo stesso tempo Dardanello punta il dito contro lo stallo politico, che sicuramente sta contribuendo a peggiorare la situazione. Nel frattempo la crisi continua a uccidere. Il mobiliere Fermo Santarossa, 73 anni, a capo dell’omonima azienda, si è suicidato perché tormentato dall’idea di licenziare un centinaio di dipendenti.

L’imprenditore si è gettato nello stagno della propria villa di Prata di Pordenone, dove è stato trovato morto annegato. L’azienda ha 500 addetti e 200 milioni di euro circa di fatturato. La crisi richiedeva una ristrutturazione con licenziamenti a catena, che Santarossa non aveva il coraggio di eseguire gettando numerose famiglie nello sconforto. Oltre a Santarossa sono da annoverare nello stesso giorno altri suicidi: un imprenditore di Taormina e il titolare di un’azienda atttiva nel settore del marmo nel barese.