Previsioni catastrofiche per il 2013 da Marketwatch.com

 Ogni fine anno i guru dell’economia e della finanza mondiale provano a effettuare previsioni sull’andamento dei mercati finanziari per l’anno successivo. Tuttavia, il più delle volte, anche volti noti e particolarmente accreditati in ambienti finanziari sbagliano di grosso le loro proiezioni sul futuro. Qualche volta le previsioni vengono realmente centrate, ma ormai con un mondo imprevedibile come quello odierno sembra essere sempre più difficile fare anche una semplice proiezione a tre mesi. Una nuova “moda sta”, però, prendendo piede tra i guru: fare previsioni bizzarre e imprevedibili.

Inchiesta Unicredit per violazione sanzioni Iran

 Il Financial Times afferma che l’istituto di credito italiano Unicredit potrebbe non aver rispettato il divieto di transazioni bancarie nei confronti dell’Iran. La notizia – su fatti che sono ancora delle mere ipotesi, e sulle quali le autorità nordamericane avranno modo di indagare – si riferisce alle transazioni effettuate dalla HypoVereinsbank, istituto di credito tedesco passato sotto il controllo del gruppo italiano nel 2005. Vediamo quali sono gli eventi che le autorità distrettuali di New York contestano a Unicredit.

L’Iran vieta il petrolio a Francia e Gran Bretagna

 L’Iran ha bloccato di fatto tutte le esportazioni di petrolio greggio nei confronti delle compagnie francesi e britanniche: la conferma è giunta direttamente dal ministero della nazione asiatica che si occupa proprio dell’oro nero. Che cosa è successo di preciso? Come precisato dal dicastero in questione, Teheran andrà a rifornire altri clienti che sono diversi dalla Francia e dal Regno Unito, anche e soprattutto a causa del divieto che è stato recentemente imposto dall’Unione Europea per quel che concerne gli acquisti di petrolio iraniano a partire dal prossimo mese di luglio.

Prezzo del petrolio a 250 dollari con il blocco all’Iran

 Si accende il dibattito secondo cui l’Iran potrebbe aver pianificato e avviato sperimentazioni per un ordigno nucleare. A pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) sui programmi nucleari di Teheran, arrivano prontamente le reazioni soprattutto da parte di Stati Uniti e Israele, che non escludono anche un possibile attacco militare verso l’Iran. Il Paese però respinge la veridicità del rapporto dell’AIEA, sottolineando l’imparzialità dell’Agenzia e accusando il documento di essere “squilibrato, non professionale e politicamente motivato”. Mahmud Ahmadinejad, parlando alla tv di Stato, ha voluto sottolineare che l’Iran non ha assolutamente bisogno di un ordigno nucleare e che la loro battaglia non sarebbe fatta di bombe o missili, ma con un mezzo forse meno pericoloso, ma ugualmente sconvolgente: il petrolio.

Caro petrolio: via alle centrali nucleari. È la soluzione giusta?

Silvio Berlusconi è intervenuto al summit per la creazione dell’Unione per il Mediterraneo affermando:

E’ necessario che i Paesi consumatori si incontrino al più presto, magari a Londra, per trovare un accordo sul prezzo massimo del petrolio che non può essere superato: in alternativa, serve un massiccio programma di costruzioni di centrali nucleari.

Secondo il presidente è necessario trovare soluzioni a questi aumenti inarrestabili, in caso contrario Berlusconi valuta già delle alternative:

Se i Paesi consumatori di petrolio non riusciranno a trovare una soluzione per calmierare il prezzo del petrolio, è necessario andare avanti spediti con un concreto progetto di costruzioni di molte nuove centrali nucleari, senza attendere quelle di quarta generazione, perché la terza generazione è ottima.

Petrolio SuperStar

L’oro nero ha scelto la maniera migliore per salutare il nuovo anno. E’ successo al New York Mercantile Exchange (NYMEX) : un singolo lotto di 1000 barili di greggio della West Texas Intermediate è passato per 100.000 dollari, quindi 100 dollari a barile. Sembra proprio che il petrolio non segua più i principi tradizionali del mercato “Domanda” e “Offerta”, ma aspetti finanziari che condizionano i mercati. L’Opec (l’organo che rappresenta i paesi produttori di greggio) si dice sempre pronto rispetto ad un calo delle scorte con un eguale aumento di produzione.