L’Ungheria come l’Islanda, chiede aiuto al fondo internazionale monetario per far fronte alle difficoltà del sistema bancario nazionale

 La situazione finanziaria che si sta sviluppando negli ultimi giorni in Ungheria ricorda molto da vicino quello accaduto in Islanda, dove il Governo ha dovuto nazionalizzare i principali istituti bancari del paese e chieder l’intervento del Fmi, per evitare il default. Le autorità ungheresi, infatti, hanno sollecitato il sostegno della Banca centrale europea e pianificato nuove misure per la stabilizzazione del sistema bancario, nel tentativo di contenere gli effetti della crisi finanziaria e che il paese non diventi la prossima Islanda. Gli investitori hanno duramente colpito gli asset dei nuovi paesi Ue, timorosi di una fuga di flussi di fronta all’elevata dipendenza di Budapest dai capitali stranieri e al massiccio indebitamento in valuta estera. Governo e banca centrale hanno cercato di mandare un messaggio tranquillizzante e far ripartire un mercato congelato e dipendente dagli swap in valuta estera, strumenti considerati cruciali per lo stato di salute delle finanze ungheresi.

Dopo la richiesta di eventuale sostegno inoltrata nei giorni scorsi al Fondo monetario internazionale, l’istituto centrale ungherese Mnb ha siglato con la Bce un’intesa da 5 miliardi di euro, che permetterà a Budapest di ottenere se necessario finanziamenti in valuta unica per favorire il funzionamento del mercato e non arrivare a una fuga di euro. L’accordo ha determinato un recupero di 2,44% del fiorino, salito a 266 contro euro dopo il tuffo di 7% della seduta di Venerdi scorso. La situazione rimane comunque delicata. Standard & Poor’s ha annunciato ieri di aver posto sotto osservazione in vista di un possibile declassamento i rating sovrani di Ungheria e Ucraina, alla luce delle deteriorate condizioni finanziarie in entrambi i paesi.

L’accordo con la Bce potrebbe migliorare lievemente la situazione ma non è detto sarà sufficiente a salvarci vista l’entità dei problemi cui facciamo fronte

osserva Gergely Suppan di Takarekbank. Banca centrale e governo promettono intanto nuove misure, tra cui una nuova manovra per il 2009, la cui bozza sarà pronta entro sabato, contenente le nuove stime ufficiali che parlano di una crescita del prodotto interno lordo di 2,9% in luogo del precedente 3,2%. Il ministro delle Finanze Janos Veres ha detto che il Fondo vede favorevolmente le nuove misure, ripetendo comunque che Budapest intende utilizzare l’aiuto Fmi soltanto in caso si verifichi lo scenario peggiore.

Il Fondo continua a sostenere gli interventi che abbiamo varato e resta pronto a fornire aiuti.Per noi resta l’ultima chance

ha spiegato in un incontro con analisti e stampa. Le possibilità che la situazione per la cinquantesima economia del mondo che ha un Pil di quasi 140 miliardi di euro, si deteriori sono perciò altissime. L’Ungheria segue nella richiesta di aiuto al Fmi, l’Islanda come detto, la Turchia, la Romania l’Ucraina e presto secondo alcuni anche la Danimarca potrebbe trovarsi nelle stesse condizioni. Insomma la crisi sembra destinata a colpire anche le cosiddette economie emergenti dell’est europeo. E considerando i tassi di crescita dell’export italiano verso quei paesi c’è poco da stare allegri per il nostro export

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