Cariverona diminuisce il capitale in Unicredit

 Quando una società aumenta il proprio capitale, oltre ai vari aspetti positivi o negativi, c’é un’altra ipotesi da considerare: la diluizione della propria quota. Se un azionista detiene, per ipotesi, il 5% di una compagnia, in caso di aumento di capitale e mancata sottoscrizione delle nuove azioni, vede la propria partecipazione scendere, sempre che non decida di avvalersi del diritto di opzione. Spetta infatti ai soci in primis il diritto di acquistare le azioni di nuova emissione, le azioni inoptate poi potranno essere proposte sul mercato. La Fondazione Cariverona ha ufficializzato che nell’ambito dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi di Piazza Cordusio non manterrà inalterata la propria quota e diluirà la sua partecipazione dall’attuale 4,2% al 3,51%. Fondazione Cariverona cederà lo 0,7% di Unicredit prima dell’aumento di capitale di Piazza Cordusio previsto il mese prossimo.

La Fondazione scaligera, azionista di Unicredit con esattamente il 4,211%, ha comunicato che sottoscriverà il 3,51% dell’aumento di capitale senza ricorrere alla cessione di diritti e con mezzi propri. La cessione del pacchetto (0,7%) dovrebbe avvenire sul mercato ed è costituito dalle vecchie azioni della banca conferitaria che sono iscritte a bilancio circa a 0,64 euro. Questa decisione, come sottolinea in una nota l’ente, conferma l’impegno della Fondazione a sostenere, tramite Unicredit, le economie delle zone territoriali nelle quali opera, settori che sono stati travolti dalla crisi finanziaria in cui versa ormai l’Italia da tempo. L’impegno e’ stimabile in circa 260 milioni.

Per quanto riguarda la società Unicredit sui mercati finanziari, ha chiuso la seduta in borsa ad un prezzo di 6,41 euro dopo che dal 27 dicembre è stato reso efficace il raggruppamento, nel rapporto di una nuova azione ogni dieci esistenti. Nell’ambito di questa operazione il prezzo per le azioni ordinarie é stato fissato a 0,6906 euro. L’aumento di capitale della società, coperto dal consorzio di garanzia, dovrebbe poi essere seguito dalla Banca centrale libica, da Carimonte e in parte da Manodori che venderebbe alcuni diritti.

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