Per le PMI richieste di credito in aumento nel 2010

 Le piccole e medie imprese hanno bisogno di liquidità. La crisi economica tocca la maggior parte dei settori e la riduzione delle vendite é uno scoglio contro cui molte aziende finiscono per scontrarsi. Riduzione delle vendite significa meno guadagni, meno risorse da investire, nei casi peggiori mancanza di liquidità per pagare fornitori e dipendenti. La richiesta di un finanziamento quindi viene vista non solo come un’opportunità, ma in questo periodo anche come un’ancora di salvezza. La richiesta di credito da parte delle pmi nel triennio 2007-2010 é aumentata, ma é diminuita la quantità di denaro prestata: gli intermediari finanziari quindi meno facilmente concedono finanziamenti.

Secondo una rilevazione sull’accesso al credito delle piccole e medie imprese (studi Istat), il numero di aziende che hanno cercato finanziamenti esterni è salita del 16% passando dal 36,5% al 52,2 per cento. Meno facile però per queste aziende ottenere un prestito: le imprese che hanno domandato credito e che dichiarano di averne ottenuto esisto positivi passano dall’87,5% nel 2007 al 79,8% nel 2010. Solitamente nei momenti di difficoltà (ma anche per ottenere liquidità da dedicare a nuovi investimenti), le PMI ricorrono al credito (alle banche), che  risulta il canale di finanziamento privilegiato (per il 33,9% delle imprese nel 2010). Altra strada percorribile é rappresentata dal capitale di rischio, a cui però ricorre meno dell’1% delle aziende. Parte delle imprese infine ricorre a sussidi pubblici, credito commerciale, scoperti bancari e leasing.

Il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi in una recente intervista ha sottolineato la necessità che tra le misure che riguarderanno la cosiddetta fase 2, il nostro esecutivo recepisca quanto prima la Direttiva europea la quale sancisce che i pagamenti (fatture) tra privati, e tra i privati e la Pubblica amministrazione debbano essere eseguiti rispettivamente a 60 giorni e a 30 giorni. In questo modo le aziende avrebbero delle entrate più certe entro un periodo di tempo stabilito e visti i costi di cui le piccole imprese devono farsi carico, come sottolinea il numero uno della Cgia, è necessario intervenire subito.

 

 

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