Derivati Comune di Milano, condannate quattro banche

Negli scorsi giorni il giudice di Milano Oscar Magi ha condannato quattro banche (Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank) ad una pena pecuniaria a causa della presunta truffa da 100 milioni sui derivati stipulati dal Comune di Milano nel 2005. Ha così termine uno dei primi e più rilevanti processi su scala continentale riguardo alla vendita di derivati a enti territoriali, in grado – probabilmente – di fungere da apripista ad altre pronunce in materia. Vediamo allora quali sono le principali considerazioni che hanno supportato la sentenza del tribunale milanese.

Le quattro banche estere coinvolte sono Jp Morgan, Ubs, Deutsche Bank e Depfa Bank. Gli istituti sono stati condannati – ricorda il quotidiano La Repubblica – “per la violazione della legge 231 del 2001, quella che dispone la responsabilità amministrativa delle aziende per reati commessi dai propri dipendenti. Il giudice ha condannato anche nove funzionari ed ex funzionari degli istituti di credito. Il giudice monocratico ha condannato a una multa di un milione di euro ciascuna, le 4 banche imputate al processo alle quale sono stati confiscati complessivamente 88 milioni di euro come profitto dei reati: 23.960.433 euro per Depfa Bank; 24.342.232 euro per Deutsche Bank; 24.785.301 euro per Jp Morgan e 16.584.669 euro per Ubs”.

Oltre alla condanna in capo all’istituto di credito, sono stati altresì puniti nove imputati: Marco Santarcangelo e Antonia Creanza sono stati condannati a 8 mesi e 15 giorni di carcere e a 90 euro di multa ciascuno; Tommaso Zibordi a 7 mesi e 15 giorni e a 80 euro di multa; Gaetano Bassolino a 7 mesi e 70 euro di multa; Carlo Arosio, William Francis Marrone, Fulvio Molvetti e Matteo Stassano a 6 mesi e 15 giorni di reclusione e a 60 euro di multa, Alessandro Foti a 6 mesi e 50 euro di multa (vedi anche Derivati Comune Milano condannate 4 banche straniere).

Piuttosto severa la reazione di Deutsche Bank, che evidenzia di aver sempre agito correttamente, così come i propri dipendenti. Ne consegue che l’istituto di credito agirà in appello “confidando in una risoluzione positiva del processo”. Simile l’approccio di Ubs, che “esprime disappunto per il verdetto emerso oggi nei propri confronti”.

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