Hulu, non è esclusa una imminente quotazione

 I proprietari di Hulu, vale a dire News Corporation, Walt Disney Company e Providence Equity Partners, sono pronti a considerare nuovamente la quotazione del celebre sito web di video-streaming: si parla infatti espressamente di offerta pubblica iniziale, con una vendita di titoli azionari che dovrebbe consentire ai colossi appena menzionati di aumentare il capitale e gestire al meglio l’ambito finanziario. A cosa servirebbe dunque il denaro cash di una ipo? Hulu potrebbe avere senz’altro la possibilità di competere con concorrenti importanti come Netflix e Amazon per quel che concerne soprattutto la programmazione televisiva.

Già lo scorso anno, comunque, si era parlato di una quotazione azionaria, ma poi tutti i piani vennero di fatto cancellati. La domanda principale che analisti ed economisti si pongono è una soltanto: i proprietari in questione intendono finanziare loro stessi, fonte di capitale che è sicuramente meno costosa, ma che comporta maggiori rischi, oppure si rivolgeranno ai mercati pubblici? L’amministratore delegato di Hulu, Jason Kilar ha fatto chiaramente intendere agli azionisti di maggioranza di voler rivestire questo ruolo per una compagnia pubblica. Quindi, questa offerta pubblica andrà a riguardare da vicino anche la scelta di un eventuale nuovo chief executive officer. Le ultime quotazioni delle compagnie possono fornire una visione privilegiata della situazione attuale: Disney ha guadagnato ben 2,2 punti percentuali al New York Stock Exchange, anche se bisogna sottolineare che quest’anno ha già perso l’11%.

News Corporation vanta invece un pessimo -18% a causa delle note vicende che hanno visto coinvolto il suo presidente, Rupert Murdoch, nei mesi scorsi. Una supervisione importante, però, potrebbe giungere da Nbc Universal, la quale è anch’essa un’altra proprietaria, anche se di minore rilievo di Hulu. I servizi di quest’ultimo hanno ormai raggiunto un milione di sottoscrizioni, con una espansione commerciale che ha persino riguardato il Giappone, grazie soprattutto all’accesso privilegiato consentito da Google e dal suo celebre software Android.

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