Cina bandisce criptovalute e mercato crolla

La Cina bandisce le criptovalute e il mercato crolla: è questo l’effetto della decisione della Banca Centrale cinese di dichiarare illegale l’offerta iniziale di bitcoin per raccogliere fondi ed il seguente ordine di fermare tutte le attività di raccolta.

A causa della decisione di Pechino il valore del bitcoin è crollato circa dell’8% a 4.530,73 dollari: senza dubbio ancora alto ma un crollo non di meno. Le Ico, va sottolineato per capire meglio, funzionano essenzialmente come le “normali” Ipo, con una semplice differenza: l’investitore, invece di avere una quota della società che si colloca, va ad acquisire uno specifico ammontare di moneta virtuale. Dati alla mano, per comprendere l’importanza di tale cosa, questo tipo di “approcco” ha garantito fino ad oggi, nel solo 2017,  una raccolta fondi di 1,6 miliardi di dollari. Cifre davvero importanti. Andando sul sito della Banca Popolare Cinese è possibile leggere una nota nella quale l’istituto spiega di aver completato la sua indagine nelle offerte iniziali di bitcoin e di come sarà pronta a punire le offerte future. Ecco quindi che tutti coloro che in Cina hanno raccolto fondi attraverso l’offerta di bitcoin “dovranno rimborsare” gli investitori. E non solo: è stato stabilito che le piattaforme di trading non possono convertire i bitcoin in valuta ufficiale.

Non solo bitcoin nei guai però: anche Ethereum ha ovviamente vissuto male, come criptovaluta la decisione della Banca centrale cinese.  Esso ha infatti ceduto oltre l’-11%, attestandosi poco al di sopra di $310, dopo essere stato scambiato a circa $400 fino alla scorsa settimana. Davvero un brutto colpo.