Il ritorno di Tremonti, un “no global” come ministro?

Torna dopo due anni alla guida del Ministero dell’Economia Giulio Tremonti, laureato in giurisprudenza, e chiamato ora ad una prova importante vista la situazione economica internazionale e soprattutto quella italiana, schiacciata tra l’inflazione ed il non adeguamento dei salari. Tremonti è un personaggio senza dubbio particolare, protagonista di contraddizioni (nel 1991 disse al Corriere della Sera che “il condono è una forma di prelievo fuori legge” per poi approvarne diversi durante i passati governi Berlusconi), ed autore di best-sellers.

L’ultimo suo libro è “La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla“, un “manifesto no global” come è stato definito da alcuni, in cui l’autore denuncia le magagne della finanza internazionale e indica la retta via alla Vecchia Europa. E la soluzione sarebbe “più stato“, tutto il contrario di quello che il governo Prodi aveva provato a portare avanti con le liberalizzazioni (tentativo purtroppo non del tutto riuscito, ma partito da un presupposto inattaccabile). Sembra incredibile che “i comunisti” (in questo caso Veltroni) parlassero di mercato e di concorrenza per superare le contraddizioni ed i problemi, mentre il Ministro del governo di centro destra parla di Stato!

Certo Tremonti non si può definire no global nonostante alcune dichiarazioni “al limite”, però un protezionista sì: proteggere l’Europa dall’invasione asiatica e da tutti quei paesi e mercati che ripongono la loro forza nei bassi salari e nei costi azzerati rispetto ai nostri. Suo merito indubbio è stato senz’altro quello di portare alla ribalta della campagna elettorale temi spinosi e reali, al contrario di qualche suo collega, ma non so quanto questa sua filosofia potrà caratterizzare il suo mandato di ministro.


Quali soluzioni propone dunque lo scrittore Giulio Tremonti? Si scaglia contro l’Unione Europea, colpevole di non aver protetto il Vecchio Continente e di non essersi costituita come soggetto regolatore (in contraddizione forse con il fatto che poi l’Italia cerca costantemente di aggirarele normative europee, vedi sugli aiuti di stato o sulla legge Gasparri oggetto di infrazione denunciata dall’UE), e propone un’ideologia basata sul federalismo (un’altra contraddizione o sbaglio?), sui principi e sulla famiglia.

Il pericolo di una nuova crisi del ’29 si riaffiaccia, come pronostica nel suo best seller, sospinta dal “mercatismo” come chiama Tremonti la dittatura del mercato, purtroppo però i temi che sarà chiamato ad affrontare d’ora in poi il neo-bis-Ministro dell ‘Economia saranno ben altri, forse meno affascinanti, ma più concreti e “locali”. Il debito è sceso ed è stata interrotta la procedura di infrazione avviata dall’Ue per deficit eccessivo, ma il lavoro non è terminato. L’Italia non sta crescendo, o la sta facendo a passi di formica, e Tremonti si troverà schiacciato (per modo di dire) tra i moniti di Almunia che lo invita a non abbandonare la via del risanamento dei conti e le promesse del suo leader di ridurre la pressione fiscale.

La sua prima mossa sarà probabilmente l’abolizione dell’Ici sulle abitazioni, ad eccezione di ville, castelli e residenze signorili (il costo sarà di 2 miliardi circa) mentre la questione Alitalia sarà probabilmente appannaggio di Berlusconi che si è impegnato in prima persona, mentre lui finore si è astenuto da partecipare alla bagarre. Poi vedremo quante delle soluzioni che propone nel suo libro alla crisi dei mercati troveranno applicazione.

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