Lorenzo Bini Smaghi spiega il perchè della politica”prudente”della bce rispetto a quella della fed

 Se la Banca centrale europea e i governi della zona euro replicassero nel Vecchio Continente le politiche monetaria e di bilancio adottate dalla Federal Reserve e dall’amministrazione Usa produrrebbero effetti destabilizzanti per l’economia europea. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce secondo il testo dell’intervento preparato per una lezione presso il Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.

Le economie sulle due sponde dell’Atlantico sono in parte diverse e la loro gestione richiede politiche monetarie e di bilancio in parte diverse. Sono più graduali e meno “attiviste” in Europa rispetto agli Stati Uniti

sostiene il banchiere centrale nell’intervento dal titolo ‘Le politiche economiche sulle due sponde dell’Atlantico: (perchè) sono diverse’.

Se le autorità europee decidessero di seguire quelle americane, ignorando le differenze di struttura e di shock, la politica europea sarebbe destabilizzante, con effetti simili a quelli che si verificarono sul nostro continente negli anni settanta, che ebbero come conseguenze inflazione e bilanci pubblici elevati,

spiega. Bini Smaghi risponde così alle pressioni che in questi mesi di crisi finanziaria sono giunte dal mondo imprenditoriale e politico per spingere la Bce a politica monetaria più aggressiva e le istituzioni dell’Unione europea ad allentare i vincoli di bilancio. La Bce persegue il mantenimento della stabilità dei prezzi ‘nel medio periodo’, minimizzando pertanto le fluttuazioni economiche di breve periodo” sottolinea Bini Smaghi. L’istituto di Francoforte “non è, insomma, indifferente all’evoluzione della crescita economica nel breve periodo”, aggiunge. Il banchiere ricorda che, per quanto riguarda la politica monetaria, il tasso chiave è stato portato all’1% a fine ottobre, con una riduzione di 350 centesimi rispetto a un anno fa, mentre nell’area dell’euro il tasso di riferimento Bce è stato tagliato di 75 centesimi rispetto a dodici mesi fa, portandolo al 3,25% ieri.In particolare, se si confronta la situazione attuale di Usa e zona euro, si può notare che la crisi finanziaria si è manifestata negli Usa con una forte contrazione del settore immobiliare, “che invece in Europa è limitata ad alcuni paesi”.
In aggiunta la crisi finanziaria sta incidendo in modo maggiore negli Usa, che in Europa, sulla capacità del sistema bancario a far affluire finanziamenti al settore produttivo. D’altro canto, l’economia europea è più rigida dal lato dell’offerta e per questo motivo “il calo dell’inflazione europea potrebbe risultare rallentato (rispetto agli Usa), gravando maggiormente sull’occupazione“. Bini Smaghi confronta, poi, i tassi di mercato in Europa e negli Usa e nota che “il finanziamento di imprese e famiglie è rimasto leggermente più favorevole nell’area dell’euro e continuerà ad esserlo anche dopo la riduzione dei tassi decisa ieri dalla Bce”.

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