Mercati finanziari in balìa del trading ad alta frequenza

 La settimana che si si appresta a lasciare alle spalle è stata caratterizzata da eventi macroeconomici di grande rilievo, come i tassi della Bce (giovedì) e i dati sul mercato del lavoro americano (venerdì). In queste due giornate i mercati finanziari hanno sperimentato movimenti particolarmente esasperati, con la volatilità che si è impennata su livelli completamente fuori il controllo degli investitori. A quanto pare, nell’isteria mostrata da valute, bond e azioni c’è il solito zampino del trading ad alta frequenza, eseguito con programmi automatici installati sui computer dei grandi fondi speculativi.

Com’è noto da tempo i large traders, ovvero i grandi investitori istituzionali (in particolare gli hedge funds e altri CTA’s, ovvero i Commodity Trading Advisory), utilizzano sistemi automatici di trading comandati da algoritmi molto sofisticati. L’emotività del trader-uomo viene messa da parte, a lavorare ci pensano i computer. Questi sistemi basati sugli algoritmi di borsa e l’high frequency trading sono regolati per cavalcare il più possibile i rally dei mercati, siano essi azionari, valutari, obbligazionari o delle commodity.

RISCHIO BOLLE FINANZIARIE SUI MERCATI

Tuttavia, a volte il risultato finale è una vera e propria esasperazione dei movimenti dei prezzi, come è accaduto soprattutto nella giornata di giovedì poco dopo l’inizio della conferenza stampa di Mario Draghi a commento della decisione della Bce di confermare i tassi di interesse nell’area euro al minimo storico dello 0,5%. In questa giornata la borsa di Tokyo ha perso quasi il 4%, lo yen ha messo a segno rialzi straordinari sulle principali valute, il rendimento dei Btp decennali è balzato abbondantemente sopra il 4%, la borsa di Milano è crollata di oltre tre punti percentuali.

RISCHIO BOLLA SPECULATIVA SUI TITOLI DI STATO

Venerdì l’isteria dei mercati è in parte proseguita con movimenti erratici su azioni, bond e valute. In particolare sullo yen c’è stato un ritorno delle vendite: il cambio dollaro-yen, che in tre giorni è sceso da 100 a 95, è risalito fin sopra 97,70. Movimenti molto “strani” sono stati sperimentati anche sulle commodity: ad esempio giovedì l’oro è passato da 1.380 a 1.423 dollari, per poi crollare nuovamente il giorno dopo sotto 1.380 dollari l’oncia. In queste fasi sono i computer a dominare la scena sui mercati: qualsiasi previsione, calcolo o commento degli esperti perde completamente valore.