Il titolo di Intel beneficia della nomina del nuovo portavoce, ma rimane bassa la domanda di chip

 Intel Corp., l’azienda multinazionale leader nella produzione di semiconduttori, ha nominato Jane Shaw per la sostituzione di Craig Barrett nel ruolo di portavoce della società, rompendo in tal modo con una tradizione che voleva che la nomina spettasse a qualcuno che fosse esterno alle file esecutive. Barrett, che ha assunto una certa notorietà per aver revisionato e standardizzato gli stabilimenti produttivi della Intel come direttore generale, lascerà l’incarico dopo la riunione annuale degli azionisti di maggio. C’è da dire che nei due ultimi mandati, l’azienda di Santa Clara (California) ha affidato l’incarico di portavoce a un CEO. La Shaw faceva parte del consiglio di amministrazione di Intel sin dal 1993. Vi sono opinioni discordanti su questa nomina così inusuale per la società: secondo Brian Piccioni, analista di BMO Capital Markets, è un buon segnale questa separazione tra i due ruoli di portavoce e direttore generale, per evitare conflitti di interesse; l’analista David Wu ha affermato che un buon portavoce potrebbe provenire anche da un’altra compagnia.

 

Il titolo di Intel ha subito benefici effetti dalla notizia di questo avvicendamento: le azioni della società statunitense hanno infatti guadagnato 30 centesimi, chiudendo a 13,12 dollari al Nasdaq Stock Market. Sicuramente si tratta di una buona ripresa, dato che il 2008 ha segnato per Intel una perdita del 45%. I provvedimenti più importanti adottati da Barrett per Intel hanno riguardato soprattutto la ricerca di nuovi mercati internazionali, in particolare quello del consumo elettrico e quello dei siti web commerciali.

 

Proprio questa settimana, comunque, la società statunitense ha annunciato di voler provvedere alla chiusura definitiva di cinque fabbriche, le quali impiegano complessivamente più di 6.000 dipendenti: una di esse è stata costruita di recente e si trova nella Silicon Valley, la zona nota per l’altissima concentrazione di industrie di semiconduttori. Il taglio dei posti di lavoro si è reso necessario per la sempre più bassa domanda di chip elettronici per pc (il reddito netto di Intel è sceso del 90% nell’ultimo trimestre).

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