Antitrust multa Poste italiane

 Per Poste Italiane una multa da 4 milioni di euro: abuso di posizione dominante nel mercato liberalizzato del recapito, é l’esito dell’istruttoria svolta dall’ Antitrust. L’Authority ha individuato alcuni comportamenti “atti a gettare discredito sull’ attività dei concorrenti e a ostacolarne l’ offerta” nonostante l’azienda, chiamata a rispondere, abbia sempre sottolineato ai commissari di aver rispettato le regole della concorrenza e del mercato e dopo la sentenza dell’Antitrust ha dato mandato ai legali di ricorrere al Tar contro il provvedimento.

Nello specifico l’abuso di posizione dominante sarebbe volto a penalizzare la società TNT Post Italia, un nuovo operatore nei servizi postali che dopo la liberalizzazione si é ritagliato una buona fetta di mercato: dagli atti del procedimento emerge come all’interno di Poste Italiane operasse una Task Force Concorrenza con il compito di osservare l’offerta dei concorrenti e che avrebbe messo in atto una strategia volta a screditare Tnt (uno dei maggiori concorrenti) presso la sua clientela. In pratica sembra che Poste italiane, tramite una circolare ai propri dipendenti abbia ordinato di restituire sempre al cliente di Tnt e non a quest’ ultimo (come dovrebbe avvenire secondo la legge), eventuali invii non recapitati correttamente da Tnt. La restituzione della posta avveniva dietro pagamento di 60 centesimi di euro (il doppio rispetto a quanto previsto), inoltre in caso di mancato pagamento di questa tariffa, entro dieci giorni dalla comunicazione, gli invii dovevano essere distrutti.

Siamo estremamente soddisfatti per la decisione dell’ Antitrust, che consideriamo una grande vittoria per il mercato e per la concorrenza – ha sottolineato Tnt nella persona di Antonella Baccaro -.

Poste Italiane però continua a negare e si rivolgerà al Tar:

Poste Italiane ritiene di aver sempre rispettato le regole della concorrenza e del mercato e, per questo – sottolinea l’azienda in una nota – , ha conferito mandato ai propri legali per ricorrere al Tar contro il provvedimento dell’Authority certa di poter far valere le proprie ragioni davanti al giudice amministrativo.

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