Pmi Manifatturiero: l’Italia trascina il Vecchio Continente

Per una volta, un primato positivo. Riguarda l’indice Pmi Manifatturiero e, dunque, la ripresa. In questo frangente è l’Italia a trainare l’Europa.

Gli economisti di Markit sottolineano che con 52,3 punti in ottobre, l’esito finale del Pmi manifatturiero destagionalizzato dell’intera Eurozona è risalito dai minimi a cinque mesi raggiunti a settembre e dalla prima lettura (entrambi erano visti a 52 punti). “In ogni caso, il tasso di crescita segnala che l’inizio del quarto trimestre è ancora in linea con la tiepida crescita del trimestre precedente”. La Germania stecca, ma meno delle attese: “Il miglioramento dell’indice rispetto alla stima flash si deve alla Germania, dove il Pmi è cresciuto di 0,5 punti dalla prima pubblicazione grazie alle migliori dinamiche di produzione e nuovi ordini”.

In tutte le nazioni censite, ad eccezione della Grecia, il Pmi si trova sopra la soglia di 50 punti, che indica stagnazione. “I tassi di crescita più forti si registrano in Olanda, Italia e Austria, che sono anche gli unici Paesi a riportare un tasso di crescita maggiore rispetto a settembre. Anche Germania e Irlanda hanno segnalato una solida riporesa, mentre la crescita è relativamente modesta in Francia e Spagna”, aggiungono gli economisti.

Questi segnali positivi per l’Italia stonano rispetto a un’altra rilevazione, pubblicata nell’Osservatorio trimestrale su commercio e turismo di Confesercenti (dati di Cribis D&B), a testimonianza di come la ripresa sia ancora fragile. Secondo l’Osservatorio, infatti, migliorano le dinamiche dei pagamenti nel commercio e nel turismo nel terzo trimestre del 2015, ma i fallimenti tornano ad aumentare. La ricerca evidenzia che dopo i risultati positivi dello scorso trimestre, a luglio, agosto e settembre di quest’anno sono state infatti ben 530 le imprese di commercio e turismo che hanno portato i libri in tribunale. “Si tratta – sottolinea lo studio – del dato trimestrale più alto dal 2009, inizio delle serie storica, superiore del 5,6% ai 502 fallimenti dello stesso periodo dello scorso anno e di oltre il 123% rispetto a quelli registrati nel terzo trimestre 2009.