La Cgil propone una “tassa di solidarietà” sui redditi superiori ai 150.000 euro

 Nel corso della programmazione televisiva domenicale del pomeriggio appena concluso è arrivata la proposta della Cgil circa l’applicazione di una tassa cosiddetta “di solidarietà” per tutti quei redditi che sono superiori ai 150.000 euro annui: ospite a Domenica in, il segretario confederale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Agostino Megale, ha rivelato i dati di una ricerca dell’Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), secondo cui l’introduzione di un tale tipo di tributo sarebbe un interessante mezzo di finanziamento degli ammortizzatori sociali, nonché una fonte importante in favore dei precari.

Tra l’altro, lo stesso Megale ha affermato nel corso della trasmissione che:

Con lo stipendio dei primi cento top manager in Italia si potrebbe pagare l’equivalente della retribuzione annua di circa 10.000 persone, tra cui in particolare, impiegati e operai.

Come ha sottolineato il segretario confederale, gli stipendi dei top manager italiani sono già aumentati di oltre 23 punti percentuali dal 2002 ad oggi, un aumento spropositato in soli sette anni e che equivale a una cifra pari agli 834.000 euro: la Cgil parte proprio da questo dato per spiegare e giustificare l’introduzione di tale “tassa di solidarietà” per gli stipendi più alti, da cui si ricaverebbe una somma da destinare al governo che, in questo modo, sarebbe in grado di sostenere in maniera adeguata i lavoratori precari privi di tutela.

Certo, si tratta di una proposta forse difficilmente applicabile e provocatoria, ma già durante lo svolgimento del programma televisivo è stato indetto un sondaggio, secondo cui il 94% dei votanti ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa. Megale ha anche precisato come, nel panorama europeo, l’Italia si sia contraddistinta per aver investito solamente lo 0,2% del proprio prodotto interno lordo in interventi fiscali volti a superare la crisi: paesi come la Germania, la Spagna e il Regno Unito hanno invece destinato più di un punto percentuale del Pil in tali interventi.

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