Scandalo rifiuti, Ilva assicura la massima collaborazione con la giustizia

Da Ilva la risposta ai risultati preliminari a cui sono giunte le indagini della Procura di Lecce, in merito all’inchiesto su smaltimento e separazione dei rifiuti, è stata chiara e concisa. I tre commissari Straordinari di Ilva spa, che sono stati comunque inseriti nel registro degli indagati da parte degli inquirenti, hanno sostenuto con forza la posizione di assoluta trasparenza della società, pronti a collaborare con la Magistratura per fornire ogni tipo di indicazione, documento e prova. C’è grande fiducia che Ilva possa dimostrare, al termine del procedimento, come la procedura legata alla vendita della loppa d’altoforno a Cementir Italia di Taranto abbia seguito tutte le regole previste dalla normativa a livello comunitario. Un’occasione perfetta per Ilva per ribadire ancora una volta di rispettare tutti gli standard legati alla gestione e al trattamento dei rifiuti.

Discorso completamente diverso, invece, per la centrale Enel di Brindisi, che si ritrova in una posizione decisamente più scomoda rispetto ad Ilva. L’accusa è particolarmente grave e soprattutto, in questo caso, ci sono delle intercettazioni telefoniche che dimostrano come le alte cariche dirigenziali dell’azienda fossero a conoscenza delle procedure illecite a cui stavano dando vita. In pratica, come si evince dall’indagine “Araba fenice”, Enel avrebbe impiegato all’interno del ciclo di produzione delle ceneri sia gasolio che olio combustibile. Le ceneri che successivamente sono state vendute a Cementir Italia, di conseguenza, sarebbero contaminate da sostanze molto pericolose, proprio per via dell’uso di combustibili differenti rispetto al carbone, ma anche per colpa dei processi di denitrificazione a base di ammoniaca.

Il procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris, infatti, nel presentare ai giornalisti l’operazione “Araba fenice” ha sottolineato come diverse figure dirigenziali della centrale Enel di Brindisi abbiano portato avanti attività atte a nascondere la realtà dei fatti, anche eludendo i controlli dell’Arpa. Una situazione diversa rispetto a quella di Ilva, che si è messa a disposizione dell’Autorità per controlli e per verifiche sulla documentazione.