Agroalimentare, italia ancora leader mondiale

Continua a fare enormi passi in avanti nel nostro Paese il settore agroalimentare. L’Italia resta leader al mondo in questo comparto, vantando ben duecentosessantanove prodotti iscritti al registro dell’Unione europea.

Il comparto è sinonimo di qualità, anche per via dei centoventi consorzi che tutelano l’agroalimentare. I Consorzi di tutela sono stati riconosciuti dal Mipaaf. Si tratta di quarantotto enti di certificazione autorizzati.

Questi i dati evidenziati nel dodicesimo Rapporto sulle produzioni agroalimentari italiane realizzato da Qualivita Ismea:

Nel 2014 l’Italia ha registrato 8 nuovi prodotti, di cui 3 Dop e 5 Igp: Patata dell’Alto Viterbese Igp, Strachitunt Dop, Miele Varesino Dop, Torrone di Bagnara Igp, Pescabivona Igp, Piadina romagnola Igp, Salama da Sugo Igp, Pecorino Crotonese Dop. Un volume prodotto pari a 1,27 milioni di tonnellate, di cui oltre un terzo esportato per un valore pari a circa 2,4 miliardi di euro con un aumento del 5%; un fatturato alla produzione di 6,6 miliardi di euro e al consumo di circa di 13 miliardi di euro. Nel corso dell’anno è stata registrata la Piadina romagnola Igp, un prodotto street food, artigianale, basato sull’unicità del metodo di produzione e delle materie prime. Il settore dello street food si sta dimostrando molto attento a mantenere la tradizione attraverso una proposta innovativa, e come dimostrano i numeri di settore, è ormai diventato un canale distributivo efficace e strategico per le produzioni territoriali italiane. Nell’insieme si tratta -fa notare- di registrazioni molto interessanti, ben strutturate già nella fase di protezione transitoria, che arricchiscono il comparto con filiere che portano sostanza e completano il già interessante panorama nazionale della qualità certificata.

Prendendo in considerazione il fatturato alla produzione generato dai singoli prodotti, il rapporto sottolinea una notevole concentrazione dei valori su poche denominazioni. Durante lo scorso anno le prime dieci Dop Igp assommano, infatti, all’81% del fatturato.