FED, presto tassi più alti?

Tassi d’interesse negli Stati Uniti più alti? E’ una possibilità che la Federal Reserve (FED) sta prendendo in seria considerazione per via di una politica fiscale in arrivo caratterizzata da una forte espansione che potrebbe letteralmente “accendere” l’inflazione.


Le politiche economiche e sociali del neo eletto presidente Donald Trump sono chiare e nell’ultimo incontro del Federal Open Market Comittee, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, si era già giunti ad un rialzo di 25 punti base, il primo dopo un anno e, va sottolineato, il secondo dal 2006. In un rapporto reso pubblico nella giornata di ieri la FED si è espressa con preoccupazione nei confronti del programma economico del nuovo presidente: il protezionismo ed una sorta di riduzione generalizzata delle tasse in pieno stile Reagan rischiano di avere impatti devastanti a livello monetario, soprattutto perché si vive ancora l’incertezza del quando e del come tali idee di chiusura verranno messe in atto.

Gli effetti dell’approccio neopresidenziale sono stati evidenti nell’impatto con la decisione della Ford di non espandersi più in Messico. E se l’andamento mantenuto sarà questo, saranno molte le politiche espansionistiche aziendali che cambieranno in base alla minaccia di possibili nuove tassazioni. E se da una parte è un bene che si paventi la creazione di nuovi posti di lavoro, se l’aumento degli investimenti, il taglio delle tasse e l’incentivazione della domanda interna non verranno ben calibrate, il rischio che salga l’inflazione e con esso i prezzi al consumatore crescerà esponenzialmente. E’ per questo che la FED, attraverso i tassi di interesse, deve agire ora al fine di evitare problemi in seguito. Ma senza tempistiche, come può la banca centrale dare indicazioni corrette ai mercati?

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