“Dalle stelle alle stalle”: le agenzie di rating criticate per i giudizi troppo generosi

 Sta mutando in maniera repentina la fiducia nei confronti delle agenzie di rating; se in passato venivano acclamate per i loro giudizi puntuali e fondamentali per il settore economico, ora esse si trovano ad essere severamente criticate, tanto che il prossimo G20 che si terrà a Londra ha già messo tra le sue priorità la regolazione e supervisione di queste società, anche le più autorevoli, a causa dei giudizi troppo generosi che sono stati prodotti negli ultimi tempi. Questa eccessiva generosità di giudizio ha finito per minare gli interessi degli investitori. Sono dunque tempi difficili questi per agenzie celebri e illustri come Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch: queste ultime non vengono più considerate come in passato dei punti di riferimento essenziali per chi investe in titoli obbligazionari.

È stato soprattutto il caso Lehman Brothers a minare la fiducia nei confronti delle società di rating; tale evento ha dimostrato infatti che le cosiddette “probabilità implicite” di default avrebbero potuto costituire l’unico indicatore in grado di dimostrare la rischiosità del titolo, nel caso fossero state valutate in maniera opportuna. Il rating è invece diventato col tempo un indicatore fallimentare nel suo ruolo di monitoraggio del rischio di credito associato ad ogni obbligazione: questo rischio è stato associato in troppi casi alla valutazione del rating espresso dalle principali agenzie internazionali. Come detto in precedenza, il primo segnale di “allarme” doveva venire con Lehman Brothers, ma in quel caso i comportamenti delle agenzie sono stati quantomeno ambigui; infatti, i titoli della banca erano stati portati al livello CCC (vale a dire un “quasi fallimento”) solamente il 15 settembre, ovvero lo stesso giorno in cui si è ricorso alla procedura di fallimento pilotato.

Sarebbe ora necessario fare maggior ricorso ai Credit Default Swap, strumenti di mercato che permettono di trasferire in maniera più agevole il rischio di credito dal detentore dell’obbligazione proprio al venditore del Cds, il quale di solito è una banca di investimento in grado di gestire il rischio adeguatamente.

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