Pensione a 65 anni per le donne: tra riforma e proteste

 Renato Brunetta non si tira indietro nonostante le polemiche suscitate dalla sua proposta nel mondo sindacale ed in quello politico. In un’intervista a Repubblica precisa:

Io non ho fatto alcuna proposta, io devo ottemperare a una condanna della Corte di giustizia europea. Quanta ipocrisia, quanta arroganza nei nostri soloni e soloncini, di destra e di sinistra. Ma andate a studiare prima di parlare. Lo dico a D’Alema, a Veltroni, alla Finocchiaro, a Epifani. Lo dico al mio amico Calderoli.

Il ministro ricorda quindi che è l’Ue ad imporre all’Italia una riforma del genere e sottolinea che se l’Italia fosse un paese “serio” non potrebbe limitarsi ad un innalzamento dell’età pensionabile per le donne solo nel pubblico impiego. Giuliano Cazzola, parlamentare del Pdl e uno dei massimi esperti del sistema previdenziale ricorda che

le donne alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni sono andate in pensione di vecchiaia, senza proteste, fino al 1992, quando il governo Amato allineò il loro trattamento a quello delle lavoratrici private, il cui requisito era in graduale salita da 55 a 60 anni.

Brunetta afferma che un generale innalzamento dell’età pensionistica a 65 anni, con flessibilità, progressività ma con determinazione, permetterebbe di spostare risorse dalle pensioni al welfare e creerebbe oltre due milioni e mezzo di occupati nei servizi. Si innalzerebbe il tasso di occupazione di 10 punti oltre che generare risparmi che a regime potrebbero essere di circa 7 miliardi da destinare al welfare.

Allungare la vita lavorativa delle donne provoca un doppio risultato positivo: fa aumentare il tasso di occupazione femminile, e consente risparmi di spesa previdenziale per circa un miliardo l’anno fino al 2013, somma che arriva a due miliardi a partire dal 2015.

Affermano coloro che ne sono favoreli. Come si generi occupazione, per noi di finanzalive non è molto chiaro, dato che se le donne rimangono di più al lavoro, ciò significa che nn possono cedere il posto ad altre. Più chiara la motivazione del risparmio sulle pensioni, ancora meno il fatto che le risorse saranno destinate al welfare.

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