Moody’s: Italia ferma a Baa3. E i tassi?

Moody’s non tocca il rating dell’Italia, confermando di fatto la stabilità del paese rispetto all’ultima valutazione. La ragione, però, è da addurre a una motivazione ben precisa.

Moody’s ha le sue ragioni

E più nello specifico al peso del PNRR sui conti del nostro paese. Moody’s ha infatti rilevato come, sebbene l’attività economica italiana sia rallentata, si prevede comunque che “un’accelerazione dell’attuazione del PNRR sosterrà modesta miglioramenti nella crescita al 2026“. È stato questo essenzialmente che ha permesso al rating italiano di rimanere fermo in una situazione di stabilità.

A ciò devono essere aggiunti, spiega Moody’s, “gli sviluppi di credito dal novembre 2023, quando era stato affermato il rating dell’Italia Baa3 e alzato l’outlook a stabile, sono stati in linea con le attese“. Dobbiamo però sottolineare che in materia di finanza pubblica e previsioni, l’agenzia di rating non condivide “l’ottimismo” del Def, dato che ipotizza un deficit al 5,6% in rapporto al Pil nel 2024, al 4,2% nel 2025 e al 3,2% nel 2026.

Gettando uno sguardo sulle altre agenzie è possibile vedere come S&P abbia al contrario abbassato il rating della Francia da AA a AA- per la prima volta dal 2013. La causa?  Il “deterioramento della posizione fiscale“. Il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti si era detto fiducioso prima del giudizio e soddisfatto in seguito allo stesso.

Attenzione ai titoli di Stato

Dobbiamo ricordare però che il rating Baa3 è praticamente un gradino sopra a quello che viene considerato spazzatura. E che se possiamo rimanere in bilico, mantenendo anche una certa valenza dei nostri titoli di stato dipende molto dal PNRR e dai miglioramenti del settore bancario. Apprezzabile invece il lavoro del Governo per quel che riguarda la limitazione dei rischi legati alle forniture energetiche.

Anche le altre agenzie di rating, negli appuntamenti, passati si sono mosse similmente a Moody’s, confermando il rating italiano. Ora però bisogna pensare ai tassi di interesse e a ciò che porteranno ai nostri titoli di Stato. Abbiamo sottolineato come queste conferme di base supportino una gestione buona di btp e altri prodotti statali. Ma i tassi di interesse?

Sentiamo sempre più voci sostenere che da giugno vi sarà un taglio. E che sul tema la BCE si staccherà dalla Fed. Ma questo cosa significa per i titoli italiani? È un bene o un male? Teoricamente un male. Dato che la riduzione del costo del denaro spingerà al ribasso il rendimento dei titoli di Stato. Questo li porterà a essere meno attraenti in un momento in cui si ha bisogno che siano appetibili e vengano acquistati.