La spada di Damocle delle Clausole di Salvaguardia

 La Manovra di Bilancio è pronta, ma sulle finanze italiane continuano a pesare le incertezze delle Clausole di Salvaguardia. Erano state sterilizzate, ma ora, qualcuna, è stata ripristinata per compiacere le richieste di Bruxelles.

Il futuro

Anche se Bruxelles chiuderà un occhio sul deficit, le clausole potrebbero attivarsi in caso l’Italia non riuscisse a trainare il Pil, con le manovre che vorrebbe mettere in atto. A scattare sarebbero gli aumenti IVA e accise, nel caso il deficit non dovesse scendere al 2,04% come promesso all’Unione Europea. A inizio anno doveva scattare l’IVA dal 10% all’11,5% e dal 22% al 24,2%. Ora è stato tutto congelato, ma servono 12,4 miliardi per far sì che le clausole non scattino. Certamente non succederà nel 2019, ma potrebbe succedere nel 2020, quando potrebbe servire far arrivare l’IVA sarebbero passate rispettivamente al 13% e al 25%.

Poi ci sarebbe lo scatto delle accise, che andrebbero a pesare sulle tasche degli italiani. Si tratta di 400 milioni di euro per il 2020, e poi ogni 12 mesi per due anni. In pratica si arriverà a 23 miliardi per il 2020 e a 28,75 miliardi dal 2021 al 2022.

Ma questo governo conta anche in un cambio delle leadership in Europa, grazie alle prossime elezioni europee. Salvini e Di Maio contano sul fatto che l’Europa del futuro sarà meno europeista, almeno sui conti pubblici.