BCE pronta a dare il via a nuovi aiuti per Francia ed Italia? Non proprio, ma quasi, data la situazione macroeconomica di entrambi gli Stati. Soprattutto ora che manca davvero poco all’ufficializzazione finale della fine del quantitative easing.

BCE pronta a dare il via a nuovi aiuti per Francia ed Italia? Non proprio, ma quasi, data la situazione macroeconomica di entrambi gli Stati. Soprattutto ora che manca davvero poco all’ufficializzazione finale della fine del quantitative easing.

Non nomina l’Italia il Governatore della Banca centrale europea, ma è palese che si tratti di un commento che riguarda principalmente il bel paese e la manovra economica ad alto rischio che il Governo Italiano continua a proporre: Mario Draghi sottolinea infatti che i paesi con debito alto dovrebbero fare di tutto per non farlo alzare ulteriormente.

Chi anticipava un accenno all’Italia ha senza dubbio azzeccato le previsioni: nel corso della conferenza stampa relativa alla riunione del board della Bce Mario Draghi ha effettivamente chiamato in causa il nostro paese, la situazione delle banche a causa dell’alto spread e la manovra.

Domani si terrà una nuova riunione del board del BCE, la penultima dell’anno: cosa aspettarsi? Di certo grandi novità a livello macroeconomico non dovrebbero esserci dato che la fine del quantitative easing è ormai certa e con essa tutto ciò che ne consegue. Potrebbe in qualche modo venir fatto un richiamo all’Italia per la manovra?

In un clima abbastanza teso come quello di questi giorni caratterizzato dalle polemiche in corso tra il Governo Italiano e l’Europa, arriva ancora una volta Mario Draghi a “salvare” la situazioni, ricordando gli impegni di tutti ma mostrandosi positivo sul possibile raggiungimento di un compromesso relativamente alla manovra.

Mario Draghi, governatore della Bce, traccia il bilancio degli ultimi anni dell’Eurozona e trova il tempo di bacchettare l’Italia, dove le parole dei politici, prive di fondamento ed esagerate, hanno causato danni alle famiglie ed alle imprese.

Non più parole ma fatti. E’ questo che la BCE vuole dall’Italia, confermando nel frattempo, sempre per bocca del suo presidente Mario Draghi la fine del periodo di quantitive easing ed il mantenimento degli attuali tassi di interesse almeno fino all’estate del 2019.

Non si può cantare vittoria sull’inflazione: per quanto un’accelerazione ci sia stata è troppo presto per abbassare la guardia. E’ questo in generale il messaggio di Mario Draghi che ne approfitta per confermare sia la fine del quantitative easing a dicembre e per sottolineare che i tassi di interesse rimarranno invariati fino all’estate 2019.

Mario Draghi ha deciso di aspettare di vedere dei fatti prima di giudicare Roma: è questo il messaggio lanciato oggi nel corso dell’audizione alla BCE. Per poter dire qualcosa sulle linee di politica di bilancio del nuovo esecutivo vi è prima bisogno di verificare con certezza quali siano.

Mario Draghi, governatore della BCE rassicura sul rialzo dei tassi: la Banca centrale europea gestirà nel migliore modo possibile e con pazienza quello che sarà questo specifico passaggio al fine di non creare scompenso alle singole economie.

L’annuncio che tutti si aspettavano è arrivato: la BCE taglierà gli acquisti dei titoli di stato attraverso il quantitative easing. Avverrà dapprima una diminuzione ed infine da gennaio lo stop definitivo. A quanto pare la Banca centrale europea ha stabilito la traccia da seguire per il futuro.

Mario Draghi continua a sottolineare come la crescita dell’Eurozona, seppur moderata sia presente ed a ribadire, mantenendo ancora bassi i tassi di interesse, come sia necessari sostenere le economie dei singoli stati con gli stimoli monetari ancora in atto.

Mario Draghi esprime ancora cautela su una potenziale fine del quantitative easing in Europa, ricordando a tutti che uno dei punti chiave per la sua cancellazione rimane ancora il livello di inflazione giusto per iniziare a rivedere il programma.

Dalla BCE e dal suo presidente Mario Draghi arrivano buone notizie in merito alla crescita, ma anche un monito: è necessario fare attenzione a ciò che i dazi imposti da Donald Trump potrebbero creare. In fin dei conti, non è una novità il pensiero del finanziere in merito al protezionismo.
