Alitalia blocca piano esuberi

 Alitalia ha confermato la sospensione del progetto degli esuberi che era stato pianificato nei confronti di 690 lavoratori, per poter recuperare 30 milioni di euro nel corso del 2013. Ad affermarlo sono state le stesse sigle sindacali a margine di un incontro con l’azienda, che si è detta disponibile ad avviare un confronto su due tavoli ministeriali: uno ai Trasporti sulle regole di sistema, e un altro sul contratto nazionale, relativo a tutto il trasporto aereo. Ma vediamo quali sono state le reazioni seguite all’incontro, e cosa potrebbe ora accadere ai cieli italiani.

I segretari nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil-Trasporti e Ugl-Trasporti – al termine dell’incontro – hanno spiegato di aver mostrato all’azienda le proprie proposte per evitare il ricorso alla cassa integrazione di 690 lavoratori fra assistenti di volo e personale amministrativo e tecnico. “L’Alitalia ha sottolineato la necessità di un confronto a tutto tondo sul piano. In sostanza” – hanno riferito i sindacati secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero – “l’Alitalia (qui le strategie preannunciate per il 2012 / 2013, ndr) si è detta disponibile a verificare se nel piano industriale ci sono delle misure alternative agli esuberi attraverso le quali ottenere risparmi senza intaccare il lavoro”.

I sindacati hanno pertanto indicato la strada del confronto che passa attraverso due tavoli: “uno già avviato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il sottosegretario Guido Improta sulle regole che riguardano tutto il settore del trasporto aereo e un altro tavolo da aprire con le compagnie aeree sul contratto di lavoro che i sindacati chiedono sia di settore” – ricorda ancora il quotidiano.

Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil-Trasporti e Ugl-Trasporti hanno altresì sottolineato l’esistenza della volontà di rilanciare l’intero settore del trasporto aereo e la necessità di dotarsi di regole omogenee per il settore: in caso contrario, evidenziano ancora le quattro sigle sindacali, a causa della crisi ogni sei o dieci mesi si corre il rischio di trovarsi dinanzi a una situazione di emergenza.

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