Telecom Italia ipotesi fusione con Telefonica

 C’è grande fermento a Piazza Affari sul dossier Telecom Italia, sempre più nel mirino della speculazione a seguito dell’inizio del processo di consolidamento nel settore delle telecom. Le azioni del colosso telefonico italiano hanno superato quota 0,6 euro durante l’ultima seduta di borsa della scorsa ottava, raggiungendo il massimo più alto degli ultimi tre mesi a 0,6165 euro. Nelle ultime sei sedute il titolo ha guadagnato più del 25%. E ora spunta l’ipotesi di fusione con gli spagnoli di Telefonica, primo azionista della holding di controllo Telco.

Gli azionisti italiani del patto, ovvero Mediobanca, Generali Assicurazioni e Intesa SanPaolo, non accettano il mantenimento dello status quo e non hanno alcuna intenzione di mollare gli asset brasiliani. Per il colosso telefonico di Madrid l’ipotesi di merger è sicuramente la soluzione più problematica, ma a questo punto la via del consolidamento sembra essere proprio quella giusta da percorrere. In ogni caso la strada appare subito in salita e irta di ostacoli, ancor più rispetto al passato quando gli spagnoli già tentarono di percorrere questa via.

L’ultima volta che fu bloccato un progetto di fusione con Telecom Italia è stato il 2010, quando tutto sembrava in dirittura d’arrivo a seguito del beneplacito del governo e dei soci italiani. Tuttavia, il progetto fu misteriosamente accantonato. Quello di quest’anno sarebbe il terzo tentativo. Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, ha fatto capire che la fusione potrebbe essere una soluzione accettabile, ma a patto che ci sia un progetto industriale da condividere. Il numero uno di Telecom Italia reclama “pari dignità”.

Bernabè ricorda che Telecom Italia “è stata all’avanguardia dell’innovazione delle tlc a livello internazionale e il suo dna è ancora quello”. Resta chiaramente da valutare quale sarà il ruolo della politica in questa vicenda. Bisogna ricordare anche che Telefonica è una public company, ovvero una società con azionariato diffuso e priva di un azionista di riferimento, sebbene nel capitale è rappresentato l’establishment del paese iberico e c’è pur sempre il governo alle spalle.