Bce e l’approccio duro all’economia

Pensando all’approccio della Bce all’attuale situazione economica potremmo dire senza aver paura di sbagliare, che il suo presidente Christine Lagarde sia sul piede di guerra. Ovvero è pronta a tutto in caso non sia solo l’inflazione a disturbare il contesto economico europeo.

Conferma linea dura contro l’inflazione

Per spiegare meglio cosa intendiamo dobbiamo fare un salto indietro alla conferenza stampa tenutasi in seguito all’annuncio del rialzo dei tassi. Christine Lagarde in quella occasione ha sottolineato che la Bce è pronta a muoversi a tutto campo. Quando? Nel caso in cui l’inflazione non dovesse essere l’unica preoccupazione.

E non ha fatto mistero di essere pronta a usare il Tpi o scudo anti-spread nel caso si verificassero le condizioni necessarie. Ricordiamo che parliamo di uno strumento che è stato “stato dibattuto, approvato all’unanimità”. E la Banca Centrale europea è pronta a usarlo. Alcuni analisti hanno preso queste parole come una apertura a quel “Whatever it takes” ovvero a quel “qualsiasi cosa serva” che potrebbe rendersi necessario se la situazione dovesse degenerare.

Non dobbiamo dimenticare che ci troviamo in un particolare periodo storico e geopolitico, tra l’attacco della Russia sull’Ucraina e le sue conseguenze, la crisi energetica e la difficoltà a mettersi d’accordo tra gli Stati membri su come reagire. La Bce mira a mostrare una unione che sta tentato di costruire a prescindere. E lo scudo anti-spread è un modo, senza dubbio per dare vita a una compattezza che è ancora incerto.

Bce vuole evitare speculazioni recessione

 

Il Pepp è concluso e il Tpi può essere considerato in pratica come uno strumento di reinvestimento dei titoli in scadenza comprati nell’era Draghi. Qualcosa che a un paese come l’Italia che ha una forte tensione sui debiti può tornare molto utile per via della possibilità di reinvestire per l’appunto tutti quei proventi a scadenza.

Qualcosa immensamente gradita ai mercati che consente anche di evitare particolari speculazioni. Le parole del capo della BCE ci raccontano però allo stesso tempo che oltre che limitare l’inflazione, l’intenzione è quella di evitare il più possibile il rischio di una recessione. Christine Lagarde ha sottolineato che nello scenario base ci si aspetta una stagnazione a fine anno e nel primo trimestre del prossimo. E nel caso dovesse esserci uno stop totale al gas e al petrolio russo, una recessione.

La Bce non può risolvere direttamente questo problema. Ragione per il quale vuole essere pronta a lavorare al massimo per migliorare il contesto. Vedremo nelle prossime settimane come le parole si trasformeranno in fatti.