Accordo rinegoziazione debito Rcs

Rcs, sostiene l’Ansa in una sua anticipazione di pochi minuti fa, avrebbe raggiunto un accordo con le banche creditrici per dar seguito alla rinegoziazione del proprio debito. Secondo l’intesa, al centro delle condizioni vi sarebbe un finanziamento da 575 milioni di euro, da restituire all’interno di tre linee di credito. Cresce dunque l’attesa nei confronti del consiglio di amministrazione del gruppo editoriale, previsto per domani.

In particolare – sottolinea l’Ansa – avrebbero aderito all’accordo Mediobanca, Unicredit, Intesa, Ubi, Bnl. Le trattative, continuano i comunicati che riportano indiscrezioni da fonte finanziarie della società, riguardavano una linea di credito con scadenza a tre anni, da rimborsare utilizzando parte dei proventi derivanti dalle cessioni, una linea di credito con scadenza a cqineu anni e un periodo di preammortamento di tre anni e, infine, una linea di credito revolving a cinque anni.

Per quanto concerne l’opera di ripatrimonializzazione aziendale, il quotidiano La Repubblica ricordava invece come “dopo el adesioni da otto soci sui dodici del patto, pronti a farsi carico almeno del 44% dell’aumento di capitale, mancano all’appello il primo azionista Giuseppe Rotelli (16,5%) e Diego Della Valle (8,7%). Entrambi avrebbero scelto di non rispondere all’invito del presidente della società, Angelo Provasoli, di dare un’indicazione sull’adesione o meno all’operazione. L’imprenditore della Tod’s in particolare potrebbe non partecipare all’aumento. Si tratterà poi di vedere però se i termini dell’emissione non riapriranno comunque i giochi” (vedi anche il nostro precedente approfondimento sulle prossime riunioni del cda Rcs).

Ad ogni modo, particolarmente significativi sembrano essere gli effetti derivanti dal raggiungimento dell’accordo sul debito, il quale dovrebbe permettere altresì di stabilire i tasselli sul paracadute aperto dalle banche per la parte di aumento di capitale sociale che non dovesse esser sottoscritta dai soci o dal mercato. Le banche sarebbero infatti pronte a sostenere l’opera di ripatrimonializzazione fino a metà dell’importo, con intervento atteso pro quota rispetto alle singole esposizioni.

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