Eni vende un altro 5% di Snam Rete Gas

 Il gruppo Eni ha annunciato un primo collocamento del 5% del suo 20% residuo di azioni Snam Rete Gas da piazzare in proprio, dopo aver ceduto il 30% a Cdp. Gli acquirenti saranno investitori istituzionali italiani ed esteri, che saranno guidati nell’operazione della bancaa d’affari americana Goldman Sachs. In mattinata dovrebbero arrivare anche i particolari dell’operazione, come annunciato ieri sera dal colosso energetico italiano. Ieri le azioni Eni hanno chiuso la seduta a Piazza Affari con un calo dell’1,32% a 16,49 euro.

Fino a questo momento la società si è limitata a dichiarare di “avere avviato, previa autorizzazione da parte del suo Consiglio di Amministrazione, un’operazione di cessione, attraverso una procedura di accelerated bookbuilding, di un quantitativo di 178.559.406 azioni ordinarie pari al 5% del capitale sociale (corrispondente al 5,28% del capitale votante) di Snam S.p.A.”. Il 20% di Snam ancora in mano a Eni sarà ceduto inderogabilmente a investitori finanziari “puri”, che non potranno quindi avere un ruolo nelle strategie della “nuova” Snam Rete Gas.

L’amministratore delegato Paolo Scaroni ha fatto capire chiaramente che i pretendenti che vogliono entrare nella governance dovranno parlarne con Cdp. Eni proseguirà nel disimpegno completo da Snam Rete Gas, uscendo dalle attività di gestione diretta dei gasdotti, distribuzione di metano e rigassificazione. Eni si concentrerà nel core business dell’esplorazione e produzione di idrocarburi, rafforzando la propria struttura globale. Non a caso sono già in corso di allestimento nuovi uffici negli Stati Uniti, a Londra e in Asia.

Per quanto riguarda i pretendenti delle quote Snam detenute ancora dal Cane a Sei Zampe, non va esclusa la pista dei fondi sovrani, oltre che dei fondi infrastrutturali che sono indicati in modo naturale per questo tipo di operazioni. Negli ultimi tempi si è fatto il nome del fondo sovrano del Qatar, che di recente ha messo le mani sulla casa di moda Valentino Fashion Group. In lizza, però, ci sarebbero anche i fondi sovrani del Kuwait e di Abu Dhabi.

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