Proroga di un anno per Cipro

 Come molti economisti si attendevano, Cipro è riuscito a guadagnare un anno, ponendo le basi per l’ottenimento di una successiva proroga per almeno altri 12 mesi. In altri termini, il governo di Nicosia avrà un anno di tempo in più per poter raggiungere gli obiettivi di bilancio, sintetizzabili nella necessità di conseguire un avanzo di bilancio al 4%, con un limite al 2017 anziché al 2016. Ma i portavoce dell’esecutivo cipriota fanno sapere che stanno lavorando alacremente per portare l’asticella temporale al 2018…

Stando a quanto dichiarato dal portavoce del governo Christos Stylianides, l’esecutivo sta cercando di concedere alle imprese l’accesso al 40% dei loro depositi presso le banche oltre i 100mila euro, al fine di sbloccare la liquidità messa a durissima prova dalle recenti turbolenze.

Intanto, nell’isola vengono avviate le indagini per comprendere cosa abbia realmente scatenato la crisi e, soprattutto, quali (e quanti!) siano stati i rapporti tra politica e finanzia. Di qui la richiesta di analisi su alcuni “condoni” o stralci sospetti che diverse banche nazionali avrebbero concesso a politici ed imprenditori, del valore di alcuni milioni di euro (qui il nostro precedente approfondimento sul rischio di una corsa agli sportelli).

Secondo quanto riporta il quotidiano ellenico Kathimerini, Bank of Cyprus, e stando a quanto ribaltato qui in Italia dal quotidiano La Stampa, “Hellenic e Laiki Bank avrebbero condonato i prestiti concessi negli ultimi cinque anni ad esponenti politici, funzionari pubblici ed aziende private. Per verificare le reali responsabilità verrà costituita una commissione guidata da tre giudici della Corte suprema, che cercheranno di appurare anche se sono state trasferite all’estero ingenti somme di denaro prima e dopo il rifiuto del Parlamento di effettuare un prelievo forzoso sui depositi bancari”.

Intanto, considerata l’urgente necessità di poter annoverare nuove risorse finanziarie tra i confini ciprioti, il governo sembra intenzionato a agevolare gli investimenti stranieri e dare il via libera all’apertura di casinò. Basterà?