Banche Venete, i punti fermi di Intesa Sanpaolo

Grazie al decreto varato dal Governo il salvataggio delle banche venete è ormai una realtà: Intesa Sanpaolo ha fatto sapere, attraverso un comunicato, che l’esito positivo dell’intera operazione è da considerarsi subordinato ad un percorso di approvazione del decreto senza ostacoli politici.


Il Ministero ha fatto quindi la sua parte nell’assicurare il meccanismo necessario al salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto Banca: ora starà alla politica ed a Banca Intesa riuscire a rispettare quelli che sono gli estremi di un accordo che ha bisogno di funzionare se si vuole evitare il bail in e quindi conseguenze più tragiche. Come spiega la stessa Intesa Sanpaolo grazie ad una nota, il contratto include:

Una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge.

Questo significa che l’istituto bancario è in grado di svincolarsi da problemi od eventuali conseguenze negative nel caso in cui l’intero percorso di salvataggio non si svolgesse come preventivato in questo momento.

Dopo il via libera di Bankitalia sono davvero pochi gli ostacoli posti davanti al salvataggio, considerato legittimo da parte dell’intero Governo, del premier e anche dalla maggior parte degli investitori del settore. Secondo il presidente di Intesa SanPaolo è il caso di smetterla però di parlare di regalo. E sottolinea:

Chi dice queste non ha compreso il meccanismo. Intesa prende a suo carico una quantità di debiti e prende a proprio vantaggio la parte sana degli attivi che non sono assolutamente sufficienti a pareggiare la parte sana degli attivi, che prende a proprio carico. Questo  è il motivo per cui occorre un intervento dello Stato che non è a vantaggio di Intesa ma è solo a pareggio degli oneri.