Cassa integrazione: pagamenti più veloci?

Cassa integrazione più veloce? E’ questa la speranza dei tanti lavoratori lasciati a casa per via dell’emergenza coronavirus: teoricamente è anche la promessa che il premier Giuseppe Conte fa i cittadini italiani, parlando di tempi che nel futuro possano andare dai 10 ai 20 giorni a seconda della prestazione.

Problemi nell’erogazione della prestazione

Nell’ex decreto di aprile, diventato ora di maggio, il Governo ha promesso di risolvere tutte quelle che sono le criticità legate all’erogazione degli ammortizzatori sociali: non è una novità ciò che è successo con le partite IVA nel mese scorso né lo è il ritardo importante registrato in merito alle casse integrazione in deroga. Ci sono lavoratori che attendono da marzo senza stipendio alcuno, con tutti i problemi che questo comporta per la stessa sopravvivenza.

Sono 9,1 milioni le persone che hanno richiesto tramite le loro aziende il sostegno al reddito di questa tipologia: le domande riguardano tutte e tre le forme di aiuto possibili ovvero la cassa integrazione ordinaria, l’assegno ordinario, la cassa integrazione in deroga. Finora solo 6,2 milioni di persone sono riusciti a ottenere i soldi. Il problema a quanto pare è legato anche alla burocrazia delle regioni: sono le stesse infatti a dover approvare le domande delle imprese per la classe integrazione in deroga e passarle poi all’INPS e se ciò non accade i lavoratori non vedono pagata la prestazione.

Poca chiarezza in ciò che sta accadendo

In base a quelli che sono i dati regionali raccolti dalla UIL, sono almeno 1,3 milioni i lavoratori che attendono la cassa integrazione in deroga, mentre per l’INPS sono 641 mila di cui solo 122 mila pagati: qual è la verità? L’INPS sottolinea, rendendo noti i dati, che almeno due terzi delle domande non sono complete o sono accompagnate da IBAN sbagliati, qualcosa che dovrebbe essere accertato da regioni e aziende.

Per quanto la promessa di uno snellimento della burocrazia e di una maggiore velocità di erogazione possano essere interessanti, i sindacati vorrebbero avere un incontro con il Presidente del Consiglio non solo perché la gente è allo stremo ma anche perché i ritardi accumulati potrebbero “depotenziare gli effetti delle misure introdotte“.

Quel che è certo è che la gente è esausta e non sa più come andare avanti: molti pensano che siano finiti i fondi e che quindi non ci sia più niente da fare. L’INPS dal canto suo non ha chiarito nulla né su i tempi né sulla quantità di denaro ancora disponibile per gli ammortizzatori sociali. In realtà molti esponenti politici e dell’Industria lamentano il fatto che sia stata resuscitata la cassa integrazione in deroga, cancellata nel 2016 del Jobs Act: è la gestione da parte delle regioni a non essere fluida come dovrebbe proprio come accadeva prima della sua precedente cancellazione. Se la macchina degli aiuti si inceppa in un punto, come accaduto, è l’intero sistema a pagarne le conseguenze, cittadini in prima linea.