Crisi finanziaria sulle famiglie italiane

La crisi finanziaria continua a colpire duramente le famiglie italiane. Secondo quanto afferma una recentissima ricerca condotta da Genworth sulla sicurezza finanziaria dei nuclei familiari tricolori, la preoccupazione sembrerebbe farla da sovrana, tanto che solamente una ristrettissima quota di concittadini potrebbe ben dichiararsi “finanziariamente sicuro”.

Per l’edizione 2012 del Genworth Index, infatti, solamente una famiglia italiana su 100 può definirsi in tal modo, mentre la metà (il 47 per cento) dovrebbe definirsi “vulnerabile”. Complessivamente, il giudizio che l’indice attribuisce all’Italia è un modesto 11, che pone il BelPaese al di sopra di Portogallo e Grecia (rispettivamente punite con un 6 e con un 1), ma al di sotto dei vicini spagnoli (17).

Ha così un naturale prolungamento il deterioramento del giudizio sull’Italia: basti considerare, in proposito, che appena 5 anni fa il valore era pari a 31, e anche nel 2009 resisteva a quota 30. Quindi, il calo a 24, avvenuto nel 2010, e il successivo crollo fino al minimo odierno (e nemmeno le municipalità sembrano passarsela bene: vedi il nostro recente approfondimento su 300 comuni italiani a rischio bancarotta).

E nel resto del mondo? Tra le prestazioni più vivaci c’è certamente quella della Cina, che vanta un indice a quota 78. Il rapporto sostiene che Beijing “sta godendo di una importante rivoluzione industriale che ha portato 250 milioni di lavoratori rurali fuori dalla povertà”, e nonostante il grande gap nei confronti degli Stati Uniti in termine di prodotto interno lordo pro capite, i cinesi si sentirebbero estremamente più fiduciosi, sul futuro, rispetto ai colleghi americani.

Tornando all’Italia, sottraendo l’1% di sicuri e il 47% di vulnerabili, avanza un’altra metà di Paese che vive in una situazione di “circospezione“. Ovvero, persone che – spiegano i ricercatori di Genworth – “hanno avuto qualche difficoltà finanziaria occasionale, ma non ritengono che la loro situazione migliorerà”. Solamente il 2 per cento, infine, ritiene che la propria situazione finanziaria migliorerà, nonostante stiano sperimentando evidenti difficoltà.