Moody’s: junk il rating del 64% delle aziende italiane

Moody’s si sarà pure trattenuta nel valutare i titoli di Stato italiani, ma non ha fatto di certo lo stesso con le aziende del Belpaese: almeno 64% di quelle analizzate risulta essere infatti stata giudicata “junk”, ovvero spazzatura, in merito al debito.

Qualità del debito delle società italiane bassa

Cosa significa questo? Molto semplicemente che la qualità del debito delle società italiane non è in un buono stato di salute e che vi sono ossibilità che lo stesso continuerà a peggiorare nei prossimi 12/18 mesi per via dell’emergenza dettata dalla pandemia di coronavirus. Le valutazioni elencate all’interno dell’ultimo report di Moody’s sull’Italia non sono entusiasmanti e secondo l’agenzia di rating sarà dura per le aziende evitare un ulteriore deterioramento della qualità della loro esposizione societaria.

A livello meramente economico le aziende soffrono della combinazione di quelli che sono gli effetti collaterali della pandemia di coronavirus con una crescita già debole di partenza. Non solo: al quadro generale bisogna aggiungere che le società italiane sono costrette a misure di blocco più rigorose lunghe rispetto a quelle di altri paesi europei. Come ha spiegato Paolo Leschiutta, Senior Vice President di Moody’s:

Il rischio di un’ulteriore erosione della qualità del debito è più elevato per i settori maggiormente esposti al coronavirus come i beni di consumo durevoli, i giochi, i trasporti, i produttori di automobili e gli ambiti legati alle forniture automobilistiche.

Un avvertimento del quale Le aziende italiane dovrebbero fare tesoro per mettere a punto delle strategie in grado di amplificare le possibilità di crescita nella seconda parte del 2020.

Difficoltà per aziende da crescita debole pre-emergenza

Nello specifico Moody’s ha analizzato la qualità del credito di 53 società italiane, tra cui figurano 18 aziende collegate ai servizi pubblici e alle infrastrutture tenendo conto anche delle decisioni sul rating intraprese dopo lo scoppio della pandemia: in totale le sopracitate presentano 335 miliardi di euro di debito adjusted sotto analisi all’interno del report.

E se in generale la qualità del debito emesso dalle società investment-grade sarà in grado secondo Moody’sdi rimanere più “resiliente”  mostrando di fatto che le aziende possano essere considerate più forti e dotate di una liquidità più diversificata capace di dare una maggiore spinta per la ripresa, quel 64% del totale che risulta essere non investment grade o Junk rischia di trovare maggiori difficoltà a riprendersi con tutte le conseguenze che questo comporta.

L’agenzia sottolinea come il deterioramento crescente nell’ambito della liquidità sarà una delle maggiori cause di problemi per tutte quelle aziende che già prima dello scoppio della pandemia risultavano già deboli.