La Bulgaria si da al vino e chiede aiuto all’Italia

 Entro il 2025 la Bulgaria intende poter contare su un settore vitivinicolo all’avanguardia, in grado di competere coi principali produttori mondiali. Un settore fortemente rivolto all’esportazione, in grado però di attrarre risorse ed investimenti esteri – con la possibilità di interventi dei Fondi comunitari – e di alimentare nuovi flussi turistici. Il piano di Sofia – entrata a pieno titolo nell’Unione europea il 1 gennaio 2007 – prevede di rivoluzionare completamente il comparto vitivinicolo nazionale: espianto dei vecchi vigneti meno produttivi, innesti di nuove varietà, politiche di formazione imprenditoriale, sviluppo di centri di ricerca, politiche di marketing sia per favorire i consumi interni che per innalzare la considerazione dei vini bulgari nei mercati più tradizionali (quelli che facevano capo all’ex Patto di Varsavia) sia in un pacchetto di mercati-target: Germania, Inghilterra, Giappone, Scandinavia, Stati Uniti e Russia (già oggi primo mercato con quasi 54 milioni di bottiglie vendute nel 2005 contro le 30 del 2004).

La superficie vitata dovrebbe passare dai 72mila ettari del 2006 (erano però 95mila nel 2004) ad oltre 150mila ettari a fine periodo, con una rotazione nell’ammodernamento degli impianti di circa 4mila ettari l’anno. Un processo che guarda con attenzione anche e soprattutto all’Italia: «Rappresentiamo il primo partner commerciale – spiega Roberto Corciulo, commercialista udinese che opera nei mercati dell’Europa orientale – e siamo il primo mercato di sbocco delle loro esportazioni. Sofia è consapevole dell’eccedenze nel comparto del vino presenti in Spagna, Francia e Italia meridionale, ma è anche decisa a sfruttare un patrimonio storico (la coltivazione della vite qui risale ai Traci) e le ottime condizioni climatiche delle sue principali regioni: la piana danibuana, Strouma valley, Rose valley, la zona che si affaccia sul Mar Nero e la Tracia, ai suoi confini meridionali, divise in ben 47 denominazioni di qualità».
Oltre ai vitigni autoctoni dai nomi impronunciabili nel paese bulgaro vengono da qualche tempo allevati anche i principali vitigni internazionali. L‘export complessivo del 2007 è stato di 1,3 milioni di ettolitri di vino (fra imbottigliato, sfuso e spumante), il valore più alto dell’ultimo quinquennio. Con un aumento dell’export del 25% circa. In larga parte i vini bulgari oggi vanno nei Paesi dell’ex blocco socialista, che sono un mercato però molto. Domani, spera il governo di Sofia, sui tavoli di mercati ben più ricchi come quelli dell’Europa occidentale o degli Stati Uniti e Canada, da sempre nostri bacini privilegiati per l’export dei vini.

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